Il giorno dopo la visita ai cancelli di Mirafiori da parte di Sergio Chiamparino, Governatore uscente e nuovamente candidato per il centrosinistra alla guida della Regione, sono i metalmeccanici della Cgil a dire la loro sul tema dell'auto e del suo destino, soprattutto nella città di Torino e nel suo storico stabilimento.
E soprattutto, riavvolgendo il nastro, i rappresentanti dei lavoratori per la Fiom trovano nelle parole di Chiamparino (nonché nella reazione da parte degli operai) una conferma di un allarme che loro sollevavano già da tempo. "Non ci stupisce la rabbia esternata dalle lavoratrici e dai lavoratori che da 12 anni stanno facendo cassa integrazione e sacrifici: si sentono abbandonati dai partiti e dalle istituzioni".
"Ci sorprende invece sentire affermare dal Governatore uscente che gli investimenti pianificati per la sola 500 elettrica non saranno sufficienti a garantire la piena occupazione", dice Edi Lazzi, segretario di Fiom Torino.
E aggiunge: "La Fiom-Cgil è da tempo che chiede un impegno maggiore da parte della proprietà verso i lavoratori e la città di Torino e che le istituzioni intervengano facendo la loro parte. Purtroppo né la proprietà, né le istituzioni ci hanno dato ascolto. Adesso c'è la campagna elettorale, si fanno dichiarazioni, ci si presenta ai cancelli ma non è sufficiente".
Anzi, la giornata successiva al blitz di Chiamparino, è quella che riporta i dipendenti di Fca alla "normalità". Come spiega Ugo Bolognesi, responsabile Mirafiori per Fiom: "L’azienda ha comunicato che procederà ancora alla sospensione in cassa integrazione ordinaria nelle giornate del 3, 14, 21 e 28 giugno per gli operai e gli impiegati/quadri delle Strutture Centrali dell’area torinese e per quelli del Centro Ricerche di Orbassano. Sta accadendo di tutto, siamo al disastro e la maggior parte della classe dirigente sta ferma a guardare lasciando soli i lavoratori a cuocere nel loro brodo".
"Per uscire dalla crisi è necessario affrontare la situazione - concludono Lazzi e Bolognesi -. Tutti facciano la loro parte a partire dalle istituzioni che devono chiamare la proprietà di Fiat Chrysler a presentarsi alla Città e alla Regione per chiedere maggiori investimenti e per questa via arrestare il declino industriale che da troppo tempo avvolge il nostro territorio".