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Eventi | 13 maggio 2019, 07:11

Soyinka al Salone del Libro: “Oggi nuova schiavitù. Liberi solo se abbiamo diritto di decidere”

Il Premio Nobel per la Letteratura nigeriano ha parlato della sua ultima opera, "Ode laica per Chibok e Leah", la giovane rapita lo scorso anno dagli jihadisti di Boko Haram

Soyinka al Salone del Libro: “Oggi nuova schiavitù. Liberi solo se abbiamo diritto di decidere”

Chi è Leah? Non lo so, non ho idea. Conosco però quello che ha fatto: una creatura libera di scegliere, che tuttavia è stata vittima di imposizioni esterne. Il suo no al fondamentalismo di Boko Haram risuona potente come quello di Nelson Mandela, che rifiutò la libertà condizionata in nome di un ideale”. Così Wole Soyinka, ritenuto il più grande scrittore africano vivente e Premio Nobel per la Letteratura nel 1986, ha presentato in anteprima al Salone del Libro la sua ultima opera, Ode laica per Chibok e Leah (Jaka Book), dedicata al rapimento in una scuola di 276 ragazze per mano degli jihadisti nel 2014 e alla quindicenne cristiana scomparsa l’anno scorso, ancora prigioniera perché irriducibile alla conversione all’islam.

Due articolati componimenti che segnano un ritorno ai versi per l’autore nigeriano da sempre impegnato in un’arte utile al sociale, dopo lunghe stagioni di narrativa, drammaturgia e saggistica. Due poesie in cui il diniego della giovane eroina sacrificale si leva alto e nobile, al di sopra di ogni atto violento e usurpatore dei terroristi.

Il più grande difetto della religione – ha detto Soyinka – è la pretesa di voler essere monolitica, statica. Per me, invece, dovrebbe rappresentare un’occasione di ricerca per comprendere il mondo. Purtroppo nell’uomo è insita la tendenza a comandare sugli altri, riducendoli all’obbedienza. Ma se davvero credono, se davvero hanno fede, gli uomini non devono usare le religione come strumento di dominazione nella vita pubblica. Questi gruppi non sono credenti veri, ma solo terroristi organizzati”.

Il fondamentalismo riguarda sempre l’esercizio del potere – ha continuato lo scrittore –, che difficilmente si separa dall’autorità. Lo Stato dovrebbe rendere conto al popolo e alla sua cultura. A questo è connesso il male della schiavitù, ancora accettata in alcuni Paesi”.

Quando i migranti aspettano di salire su un barcone che li porterà via dalla loro terra – ha detto ancora Soyinka –, orde di fondamentalisti li circondano e dividono i musulmani dai miscredenti. Poi uccidono quelli che non hanno fede. La migrazione di oggi è forse ancora più perniciosa della precedente: è il simbolo di fallimento della governance africana. E tutti noi dobbiamo prenderci delle responsabilità”.

Manuela Marascio

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