“Volevo che i giovani sapessero, capissero, aprissero gli occhi. Guai se i giovani di oggi dovessero crescere nell'ignoranza, come eravamo cresciuti noi della generazione del Littorio. La libertà è un bene immenso, senza libertà non si vive, si vegeta”. Era questa, l’urgenza di Benvenuto “Nuto” Revelli, lo scrittore partigiano che militava dalla parte degli oppressi: tramandare memoria e conoscenza per le generazioni future, non più schiacciate dal peso della dittatura, ma illuminate dalla luce democratica e dalla sete di sapere.
Nato a Cuneo nel 1919, geometra, Revelli entrò nel ‘39 all’Accademia militare di Modena, per poi partire, nel luglio del ‘42, a ventitré anni, per il fronte russo. Un’esperienza tragica e violenta, che lo segnò nel profondo, fino al rientro in Italia nel febbraio ‘43, ricoverato per una grave forma di pleurite. Era l’anno dell’armistizio e dell’occupazione tedesca, l’anno della banda “Italia Libera” di Paraloup. Fondamenta popolari per la futura Repubblica, un centro di formazione politico-militare per oltre 200 giovani dall’età media di vent’anni.
Dopo la Liberazione, Revelli sarebbe ritornato nei paesi e nelle borgate da cui provenivano i suoi compagni caduti in Russia, per dedicarsi completamente al ricordo di quelle esistenze dimenticate dalla storia, per celebrare il valore della testimonianza. Un impegno costante, vissuto come vera missione, nel dare voce a chi non avrebbe parlato mai più, travolto dal silenzio dell’oblio.
A partire dall’estate imminente, il Comitato nazionale per le Celebrazioni del centenario della nascita ha in programma, tra il 2019 e il 2021, un ricchissimo calendario di iniziative, in collaborazione con la Città di Cuneo e la Fondazione Nuto Revelli. “Il nostro lavoro – ha spiegato Gastone Cottino, presidente del Comitato – non vuole avere un carattere protocollare. Siamo un gruppo di persone che condividono delle emozioni e sperano di poterle trasmettere a tutti. Saranno celebrazioni sobrie, nel segno di quegli elementi di continuità che legano il passato al presente, risvegliando le coscienze”.
Si comincia il 13 luglio a Paraloup con l’opening della mostra “Beyond the border” di Luca Prestia, con una conferenza di Federico Faloppa e Adriano Favole sul tema del confine. A Cuneo, il 19, maratona pubblica di letture dai libri di Revelli, un’iniziativa dell’Associazione “Mai Tari”. La sera, del 20 piazza Galimberti ospiterà la notte bianca dell’Illuminata, con anteprima della mostra fotografica “Ricordati di non dimenticare”, a cura di Paola Agosti e Alessandra Demichelis, aperitivo con premiazione del contest per illustratori all’Open Baladin e concerto della band occitana La Mesquia, con reading di Gimmy Basilotta.
E, ancora, il 5 e 6 ottobre Cuneo ospiterà il convegno internazionale “Nuto Revelli protagonista e testimone dell’Italia contemporanea”, al quale è stato invitato anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. A Torino, il 25 ottobre, si terrà una sessione dedicata a Revelli all’interno del convegno internazionale sugli archivi orali, organizzato dall’Istituto storico della Resistenza “Giorgio Agosti” di Torino, AISO, Fondazione ISEC, Istituto Ferruccio Parri e Soprintendenze archivistica Piemonte.
Gran finale il 10 dicembre, a Torino, con un incontro dedicato al rapporto tra Nuto Revelli e Primo Levi, nel centenario della nascita del chimico-scrittore, con l’editore Giulio Einaudi.
Ma saranno tantissimi anche gli appuntamenti nel panorama internazionale. Il 18 luglio, a Marburg, in Germania, lezione di Gianluca Cinelli all’Università, mentre a Parigi, dall’8 al 6 novembre 2020 sarà allestita una mostra fotografica presso la Maison des Sciences de l’Homme, oltre a diverse iniziative alla Sorbona dedicate all’antifascismo e alla Resistenza e le presentazioni delle traduzioni francesi dei libri di Revelli “La guerra dei poveri” e “Le due guerre”.
“Aveva una personalità eccezionale – ha raccontato Walter Barberis, presidente della Gulio Einaudi Editore –. Quando arrivò in casa editrice, si distinse subito in mezzo a quell’ambiente di intellettuali altoborghesi. Lui era un militare tutto d’un pezzo, la guerra l’aveva vissuta veramente. E gli interessavano i poveri, quelli mandati dal fascismo su vari fronti a morire. Lo chiamavano sociologo, antropologo. Lui rispondeva: sono solo un geometra”.
Per aggiornamenti sugli eventi in programma: www.nutorevelli.org/centenario