A seguito dell’ordinanza emanata dal Ministero della Salute, d’intesa con la Regione Piemonte, per contenere il diffondersi del coronavirus, l’inaugurazione della mostra collettiva Paratissima Talents, programmata per giovedì 5 marzo è al momento rinviata, in attesa di nuove comunicazioni.
Paratissima Talents è la mostra dei 15 artisti più talentuosi di Paratissima 2019 in programma per la prima volta nel suggestivo galoppatoio dell’ex Accademia Artiglieria di Torino, dietro piazza Castello.
Ad affiancare i Best15 e dopo il successo dell’ultima kermesse bolognese, le scenografiche figure di pane a grandezza naturale di Matteo Lucca. L’artista è nato a Forlì, dove vive e lavora, ma si è formato all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Il suo percorso è fin dall’inizio incentrato sulla scultura: nel 2016 espone per la prima volta i suoi “Uomini di Pane”, sculture in pane cotte all’interno di stampi in terracotta. La sua ricerca nasce da una riflessione sul darsi all’altro come nutrimento: dare forma umana al pane significa raccontare l’essere umano attraverso l’insieme di significati, storie e culture di cui il pane si è caricato nel tempo. Da Paratissima Bologna Art Fair 2020, dove ha esposto le sue opere nel progetto espositivo Thing BIG, Matteo Lucca porta a Torino, in occasione di Paratissima Talents, le sue figure di pane a grandezza reale: autoritratti, per lo più, nel caso delle figure maschili e riproduzioni di Nourhan, una ragazza siriana simbolo di emancipazione, per quanto riguarda le figure femminili.
Le produzioni di Eleonora Gugliotta indagano invece l’interiorità degli individui e riflettono, in particolare sul processo di trasformazione dell’uomo: la sua difficoltà di adattamento, la sofferenza per un mancato ricongiungimento con la natura, le capacità di osservazione e analisi distorte da schemi mentali e sovrastrutture sociali anche rispetto alla condizione femminile. Nei suoi lavori più recenti utilizza parti organiche prodotte e provenienti dal vissuto dell’uomo, elementi di corporeità e oggetti relazionali e di affetto. I nodi e gli intrecci stanno all’origine dell’esistenza di Grazia Inserillo: l’artista, nata tra le reti da pesca e i ricami, con il filo indaga l’aspetto antropologico, il concetto di essere e di abitare dell’uomo. Un filo rosso è anche quello che unisce e talvolta divide la “Ghost Family” di Letaz: una famiglia immaginaria composta da individui sconosciuti, nati senza legami con gli altri ma collegati da un filo rosso che rappresenta l’allegoria dei sentimenti, la fragilità e i fallimenti delle relazioni umane.
Valeria Secchi concentra invece la sua indagine artistica sulla reinterpretazione, attraverso l’autoritratto, delle immagini promosse da social, pubblicità e media. I suoi lavori fotografici propongono una bellezza “massificata” la cui estetica viene messa in discussione dall’uso (ironicamente chirurgico) di oggetti poveri e d’uso comune. Le fotografie di Carlotta Marchigiano immortalano i pendolari, mentre i lavori del duo artistico Saggion-Paganello muovono dal microcosmo interpersonale per raccontare il macrocosmo umano di relazioni, oggetti, corpi e spazi. Combina calchi in gesso, pellame, oggetti e ritrovamenti legati alla memoria, Deborah Graziano, nelle cui opere prendono forma anche gli aspetti più oscuri e intimi facendo emergere la fragilità come un punto di forza. Opere estetiche e profondamente concettuali quelle di Margherita Levo Rosenberg che integrano materia, critica sociale e poetica esistenziale; sculture in terracotta e materiali naturali per Gabriella Gastaldi Ferragatta. Le opere di Ilaria Franza sembrano invece aprire lo sguardo verso percorsi sommersi, luoghi inesplorati mettendo lo spettatore davanti al più eterno dei soggetti: il paesaggio. Giuseppe Mascheroni trasforma quello che vede, aggiunge agli oggetti e ai luoghi la sua interpretazione e complica tutto sovrapponendo diversi layer, sperimentando tecniche diverse e formule compositive anche incoerenti.
Marcello Silvestre sperimenta la scultura digitale, la stampa 3D e le tecniche tradizionali legate alla fusione in bronzo. Nel 2018 si aggiudica la Targa d’Oro per la scultura al Premio Arte (Mondadori), il premio Biffi ed espone al Palazzo Reale di Milano. Salvo Alibrio è invece reduce da una collaborazione con l’artista Emilio Isgrò per la realizzazione del progetto “Il Sogno di Empedocle”. ErreDueO espone il suo progetto di “motoring art” che utilizza le tecnologie di stampa 3D e il messicano Oscar Brum crea un dialogo tra i simboli antichi e i dogmi contemporanei esplorando il rapporto tra l’opera e lo spettatore come forma di interazione reciproca.