Dopo gli ambulanti, i parrucchieri e le paritarie, anche il mondo dello spettacolo piemontese scende in piazza. La protesta è fissato sabato alle 15 in piazza Castello, davanti al palazzo della Regione.
"Vogliamo che venga discussa -spiegano i promotori dell’iniziativa, promossa con l'hashtag #ConvocateciDalVivo - la possibilità di attivare un reddito di continuità che traghetti il comparto culturale fino alla ripresa piena dei singoli settori e ne tuteli e garantisca l’esistenza, salvaguardando i rapporti di lavoro in atto, anche attraverso incontri politici e tecnici, quindi alla presenza di ministeri e INPS".
Tra le richieste anche l’apertura di un tavolo di confronto dove affrontare temi come la salute dei lavoratori dell’ambito, i protocolli di sicurezza, i finanziamenti pubblici, …
Il mondo dello spettacolo è stato uno dei primi a fermarsi con il Coronavirus e probabilmente sarà l’ultimo a riprendere l’attività. Dopo l’apertura dei musei a Torino, così come nel resto d’Italia, lo scorso 18 maggio, il Premier Conte ha annunciato che eventi e proiezioni per teatri e cinema saranno possibili dal 15 giugno. Il comparto pagherà sicuramente uno dei prezzi più alti dell’emergenza economica, legata a quella sanitaria. Secondo l’analisi condotta dall’Osservatorio Culturale del Piemonte nel primo semestre 2020, a livello regionale, si prospetta una perdita di incassi tra i 45 e i 47 milioni di euro, di cui solo 30 milioni a Torino. Il 29% dei lavori dell’ambito non ha avuto accesso a strumenti del reddito.
Numeri drammatici. Da qui l’appello alle maestranze dello spettacolo e cultura sabato a ritrovarsi in piazza Castello con “i "simboli" della propria professione: il caschetto per i tecnici, il copione per i registi, lo strumento per i musicisti, un costume di scena per gli attori, ecc”.
"Siamo sempre stati invisibili. Approfittiamone per renderci visibili e per dimostrare che la nostra è una professione e come tale va trattata, tutelata e considerata" concludono i lavoratori.