Risorse del Recovery Fund per sostenere la parità di genere. E in particolare per "liberare" le donne dalle attività "di cura" che quasi sempre finiscono per impattare sul mondo femminile, più che su quello maschile. Con questa motivazione sabato 23 gennaio alle 11 in piazza Castello, a Torino, l'associazione Il Giusto Mezzo (insieme a Torino città per le Donne) scenderà in piazza per un flash mob che rilanci la campagna - già presente sui social network - dal titolo "Non ci copre".
Oltre alla città della Mole, in contemporanea le manifestazioni riguarderanno anche Roma, Milano e Palermo.
Il movimento spontaneo del Giusto Mezzo si ispira alla campagna europea #HalfOfIt e ha già raccolto oltre 50.000 firme per destinare metà del #nextGenerationEU alle donne. “Stiamo organizzando una mobilitazione nelle piazze reali e virtuali d’Italia - raccontano Francesca Fiore e Sarah Malnerich, imprenditrici e blogger, co-fondatrici del Giusto Mezzo -. Saremo in piazza a Roma, Milano, Torino e Palermo con le attiviste che avranno un ombrello fucsia simbolo della nostra protesta, e sui social con migliaia di persone per dire ad alta voce che Non ci copre!”.
Il Giusto Mezzo ribadisce che, anche nella nuova bozza del documento Next Generation Eu redatta dal Governo, la parità di genere viene indicata come premessa trasversale, ma senza destinare risorse economiche adeguate, né l’indicazione di progetti precisi per liberare le donne dal lavoro di cura.
“Apprezziamo che il Presidente del consiglio Giuseppe Conte abbia confermato, parlando alla Camera, l’impegno a favore dell’occupazione e dell’empowerment femminile. Ma quello che chiediamo è una vera e propria rivoluzione della cura e del lavoro, senza la quale nulla cambierà per le “costruttrici” di questo Paese – afferma Azzurra Rinaldi, economista e co-fondatrice del movimento – nonché analizzare, attraverso lo strumento della valutazione di impatto (VIG) ex ante ed ex post, tutti gli investimenti per verificare se e come andranno a beneficio di entrambi i generi”.
Le richieste sono dunque di 4 miliardi in più per gli asili nido affinché ogni bambino abbia un posto; servizi di cura e assistenza per disabili e anziani; legge sulla parità salariale; allargamento delle tutele della maternità a lavoratrici e i lavoratori autonome/i; accesso a credito e finanziamenti alle imprese femminili; appalti trasparenti a chi garantisce la parità di genere; 5 mesi di congedo di paternità obbligatorio a fronte dei 10 giorni attuali.