Riparte dopo lo stop il progetto “Opera Viva Barriera di Milano, il Manifesto”, con le otto artiste vincitrici della call lanciata da Flashback, tutta l’arte è contemporanea, finalizzata alla realizzazione di un manifesto di grandi dimensioni da esporre mensilmente in piazza Bottesini.
“In questa settima edizione - sottolinea Christian Caliandro, curatore del progetto e membro della giuria di selezione - gli otto manifesti vincitori sono realizzati tutti da donne: non era un risultato previsto ma mi fa molto piacere perché credo sia un riflesso dell’importante momento storico. Le immagini vincitrici raccontano bene, ognuna con il proprio approccio e il proprio stile, la fase complessa che stiamo vivendo, senza mai risultare didascaliche. Coscienza politica, attenzione alla natura e all'ambiente, resistenza, centralità delle relazioni, la fatica e la ripetizione ma soprattutto la speranza e la conquista di una nuova consapevolezza, sono temi che il pubblico potrà leggere nei manifesti”.
Con questo progetto ideato nel 2015 dall’artista Alessandro Bulgini, lo spazio comunale, tradizionalmente riservato a cartelloni pubblicitari, diventa opera d’artista e accompagna le persone per tutto l'anno, entrando a far parte del loro quotidiano in un contesto di comunità urbana. Negli anni sono stati 34 gli artisti nazionali e internazionali coinvolti in questo grande progetto di committenza artistica outdoor.
Mercoledì 5 maggio alle ore 18.30 verrà inaugurato (anche in diretta Facebook, sul canale @flashbackfair) il primo dei nove manifesti che si susseguiranno in piazza Bottesini nei prossimi mesi. L'inizio del ciclo di arte urbana di quest'anno è forte e significativo del periodo che abbiamo e, stiamo, vivendo: l'opera senzazioni di Emanuela Barilozzi Caruso.
La fotografia ritrae dall'alto una tavola apparecchiata e ingombra di piatti, posate, bicchieri, bottiglie, residui di cibo; sulla tovaglia riconosciamo scritte, disegni, messaggi.
La tavola, allestita dall'artista per l’occasione, non è stata mai sparecchiata per undici giorni, e ha ospitato tre colazioni, quattro pranzi e sette cene per venticinque ospiti, suddivisi due alla volta in ottemperanza al Dpcm del 2 marzo.
Il risultato è una serie di fotografie che documentano i momenti di dialogo e di incontro. Naturalmente, un lavoro di questo tipo trascende la testimonianza visiva, e vive soprattutto nella dimensione dell’esperienza diretta e del ricordo successivo.
Come afferma l'artista: “senzazioni è un'opera collettiva fatta di idee, risate, silenzi, imbarazzi, incontri e separazioni. In totale sicurezza, siamo stati insieme e abbiamo lasciato piatti, posate, bicchieri, disegni, appunti, resti di cibo come una traccia spontanea per chi sarebbe venuto dopo. È stata un’occasione preziosa, intima, per vedere l'altro e riconoscerlo profondamente”.