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| 17 luglio 2021, 10:52

Se non sai cos’è il/la cicles non sei di Torino

Origine di una delle parole più tipiche dello slang torinese

Immagine di Coolshans

Immagine di Coolshans

Non mi era molto chiaro cosa stesse succedendo quel giorno. Mamma piangeva ma non era triste, il nonno si chiudeva la camicia e lisciava i baffi. "Venite" disse prendendo per mano me e mia sorella, "Oggi si fa festa!".

"Festa?" chiesi stupito.
Festa? Non ero neanche sicuro di cosa fosse una festa. Natale era festa anche se Gesù bambino regali non ce ne portava da un po'. E pure i compleanni. Ma non è che si facesse davvero qualcosa di speciale in quelle occasioni. Mamma ci svegliava con un bacio, sì. E il nonno diceva sempre "Un altro anno e siamo ancora vivi" che, in effetti, non è una cosa molto allegra da dire, non è certo un gran modo di fare festa.

Ma questa volta sembrava diverso.
Dalla strada arrivava un gran baccano ma non era forte come quello che sentivo la notte chiuso in cantina, mentre i muri tremavano e la gente pregava.

Arrivato giù, mi accucciai tra le gambe dei grandi per sbirciare, e poi in punta di piedi a guardare tra le loro capocce. L'unica cosa che riuscivo a vedere erano camion e camionette.

Eppure i tedeschi erano appena andati via, o almeno così credevo. Sentii lo stomaco all'altezza dei piedi, "Sono tornati?" chiesi al nonno. Glielo chiesi aggrappandomi alla sua camicia e strattonandolo preso dall'ansia. Che festa era? Era uno scherzo? Coi crucchi non si fa festa, lo diceva sempre anche il mio amico Marco, lo diceva prima che lo portassero via.

"Sono tornati?" chiesi al nonno con la paura che già mi mangiava da dentro.
"Cosa? No, no o cielo no!" rispose prendendomi in braccio che anche se avevo già 10 anni, il nonno era il più forte di tutti.
Da sopra le teste degli altri vidi dei soldati, molti soldati. Ma il loro aspetto, in effetti, era diverso da quello di chi era stato a farci paura per le strade fino a poco tempo fa. Erano diversi gli elmetti e anche i sorrisi.
"Guarda, non sono tedeschi, sono americani!" mi spiegò il nonno. E poi, riprendendo per mano me e la mia sorellina, si fece strada tra la folla.

La gente era così felice, anche il nonno lo era. Io osservavo questi americani arrivati dall’altra parte del mondo. Che strani che erano. Ridevano, salutavano e buttavano roba. Regali.

Luisa, la mia compagna di classe che abitava al piano di sotto, venne accanto a me tutta sorridente, con le sue ginocchia sbucciate, i suoi codini sempre storti e il viso stranamente impiastricciato.
"Che hai in faccia, cacca?".

"Scemo, è cioccolato!".
"Davvero?".
"".
Non ci credo”.

E allora si lanciò verso di me, mi tenne ferma la faccia e mi chioccò un bacio con le sue labbra appiccicose.

Poi scappò ridendo, lasciandomi imbambolato.

Ora ero imbrattato anch’io ma che buona la cioccolata. E pure Luisa, a guardarla così da vicino, era proprio carina. Non che l’avrei mai ammesso, neanche sotto tortura!

"Ehi boy!" mi chiamò un americano arrampicato su una camionetta, "sei un latin lover eh?" disse, facendo l'occhiolino e una gran risata. "Tieni" mi lanciò un pacchetto, "così share con girlfriend!"

Con il mio nuovo tesoro, tornai da nonno.
"Che vuol dire latilovr?" gli chiesi.
"Boh, chi li capisce questi quando parlano. Che hai là?" chiese indicando la scatolina che mi era stata appena regalata.
"E boh, c'è scritto... chichlets..."
"Cosa?"
"... Cicles..."

A Torino e dintorni nessuno usa il termine "gomma da masticare", la chiamiamo tutti cicles mentre il resto d'Italia ci guarda perplessa. In realtà l'origine di questa parola non è certa. Le gomme da masticare arrivarono in Italia, alla fine della seconda guerra mondiale, portate dai soldati americani che le distribuivano alla popolazione per ridurre i morsi della fame. Pare che da noi la marca più distribuita fu la chiclets che, storpiata, per i torinesi divenne cicles.
Che sia vero o no, cicles a tutt'oggi rimane la prova del 9, in qualunque parte del mondo ci si trovi, per riconoscere un torinese. Se conosce il termine cicles, si tratta sicuramente di qualcuno nato all'ombra della Mole.

 

Rossana Rotolo

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