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Economia e lavoro | 10 dicembre 2021, 13:45

L'artigiano non è smart, solo il 15% delle aziende torinesi continuerà col lavoro agile dopo l'emergenza

L'indagine di Confartigianato Torino mostra come 9 imprese su 10 non avevano preso in considerazione l'ipotesi, prima del Covid. De Santis: "Svolgiamo mestieri che non possono rinunciare alla presenza"

artigiani digitali

L'artigianato torinese non si sente adatto allo smart working

Smart working? Non fa per le aziende artigiane. Non fanno il mestiere adatto per rendersi "virtuali", ma soprattutto non hanno i numeri per rendersi agili, nonostante la nuova legge elaborata dal Governo. Lo rivela un'indagine di Confartigianato Torino, che dimostra come oltre il 90% delle pmi di categoria non aveva preso in considerazione lo smart working prima della crisi sanitaria;, ma soltanto il 15% del campione lo utilizzerà in futuro.

La spiegazione arriva dal presidente di Confartigianato Torino, Dino De Santis: “Le micro e piccole imprese artigiane non sono nella condizione di poter usare il lavoro agile non solo per la tipologia di lavoro che svolgono, che necessita un contatto con i clienti o un servizio a domicilio, ma anche per la dimensione stessa dell’impresa che spesso conta un solo addetto oltre il titolare”.

 

I numeri della ricerca: le dimensioni contano

Insomma: non ci sono i numeri. E quelli che ci sono, dimostrano che il matrimonio non s'ha da fare. Se da un lato per le grandi imprese organizzate e strutturate il passaggio verso lo smart working è utilizzato da oltre 8 imprese su 10 per le piccole e medie imprese la transizione verso il lavoro agile coinvolge solo il 50%. Ma solo il 15% delle imprese artigiane torinesi ha dichiarato di voler proseguire l'esperienza anche a crisi terminata.

Un chiaro scetticismo - commenta De Santis - motivato dal fatto che la maggioranza degli artigiani lavorano nell’edilizia, nella metalmeccanica, sono installatori, autoriparatori, lavorano nel settore benessere, del food d è ovviamente per loro impossibile svolgere l’attività da remoto. Nella manifattura lo smart working non è praticabile”.

E per quanto riguardano le nuove regole, l'artigianato torinese sottolinea criticità “sugli aspetti riguardanti la salute e sicurezza sul lavoro con riferimento ai quali Confartigianato aveva chiesto misure di semplificazione - conclude De Santis - Voglio ricordare che per l’artigiano il collaboratore è un patrimonio da tutelare”.

Massimiliano Sciullo

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