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Sanità | 24 febbraio 2022, 16:01

Il Covid non frena le donazioni di sangue in Piemonte, ma manca il personale. Regione e associazioni ripartono "fuori orario"

Rinnovata la convenzione triennale con le sigle che rappresentano i donatori. Icardi: "Progetto pilota per mandare sanitari oltre l'orario di servizio". Nel 2021 112.611 donatori per 424.720 donazioni

donazione di sangue

La pandemia non ha fermato le donazioni, ma ci sono problemi di personale medico

Un progetto pilota per utilizzare medici e sanitari piemontesi fuori dall'orario di servizio. È questa la strada che vuole seguire la Regione a fronte delle necessità del mondo della raccolta del sangue, anche se la pandemia non ha fermato donatori e donazioni, ma - anzi - li ha visti aumentare nel 2021 rispetto al 2020 e anche al 2019. Ma le difficoltà hanno riguardato la gestione delle attività: soprattutto per quanto riguarda il personale per la raccolta. Una carenza di circa il 25% nel 2021.

Numeri in crescita (ma c'è un però)

Sono oltre 112mila i donatori di sangue del Piemonte, che si rivolgono a 18 centri trasfusionali e 7 unità di raccolta associative. Una platea ampia, che fa riferimento alle maggiori sigle che si occupano di raccolta delle donazioni: Croce Rossa, AVIS, Fidas e Cabs. Un'attività regolata da un accordo triennale con la Regione, che è stato proprio rinnovato oggi. 

In particolare, nel 2019 i donatori erano stati 117.869 (80.039 maschi e 37.830 femmine), di cui 15.316 nuovi donatori. Nel 2020 il dato era lievemente calato: 110.401 donatori (74.272 maschi e 36.129 femmine), di cui 13.790 nuovi donatori, ma nel 2021 la curva è tornata a salire. I donatori sono stati 112.611 (75.057 maschi e 37.554 femmine, di cui 13.485 nuovi donatori).
Le donazioni hanno seguito lo stesso andamento: 237.317 nel 2019, 229.599 nel 2020 e poi la risalita: 242.720 nel 2021.

 

 

Il nodo del personale

"Pur crescendo donazioni e donatori, abbiamo avuto un calo importante legato anche alla carenza di medici e sanitari - dice Luigi Genesio Icardi, assessore regionale alla Sanità - ed è un problema che abbiamo ben chiaro. Abbiamo un progetto pilota che speriamo possa dare un sostegno reale, mandando personale presso le sedi delle associazioni donatori fuori dall'orario di servizio. C'è tutto il nostro impegno per cercare di dare soluzioni".

 

"Il periodo del Covid ha senza dubbio messo in difficoltà la raccolta del sangue - concorda il direttore regionale della Sanità, Mario Minola - ma nonostante tutto lo scorso anno abbiamo avuto più donazioni del 2019 e abbiamo avuto una produzione di plasma superiore al passato. La rete però deve diventare più robusta e più strutturata che in passato".

Il problema dunque riguarda la raccolta. Ecco perché da un lato la Regione vuole lavorare per la sensibilizzazione dei nuovi professionisti sanitari in via di formazione. Ma non solo. E proprio il progetto pilota vuole provare a impiegare medici e sanitari in orario diverso da quello di servizio. "Non abbiamo timori per l'autosufficienza regionale - conferma Arabella Fontana, responsabile del coordinamento regionale della rete trasfusionale - ma non siamo sicuri di garantire il contributo a livello nazionale, per esempio verso Lazio e Sardegna, come facevamo in passato".

"Il Piemonte, esempio per le altre regioni"

E così come Luca Vannelli, presidente regionale di Avis, i vari operatori sul campo hanno confermato le difficoltà del momento. "Stiamo conducendo una forte campagna per rafforzare la nostra presenza e la nostra attività sul territorio - spiega Matteo Cannonero, referente di Croce Rossa per il territorio -. Dobbiamo fare ancora di più per fare un lavoro di squadra per aumentare i livelli di sangue e di plasma raccolti in Piemonte. Che sia da esempio per le altre regioni".

"Facciamo del nostro meglio, ma purtroppo in tempi recenti sono saltati dei prelievi - dice Salvatore Chinnici, vicepresidente Cabs -. Faremo del nostro meglio per migliorare. Come dimostrano anche le collaborazioni già in atto con altre associazioni".

"La pandemia ha evidenziato criticità non solo del mondo delle trasfusioni, ma un po' di tutta la sanità - conclude Doriana Nasi, presidente regionale Fidas -. Attendiamo con fiducia i risultati del progetto pilota della Regione per muovere i sanitari fuori dall'orario lavorativo. Ma forse bisognerebbe modificare anche gli orari di funzionamento delle nostre attività, di conseguenza".

Massimiliano Sciullo

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