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Cultura e spettacoli | 13 maggio 2022, 07:32

Tra teatrodanza, musica e il nouveau cirque: “Vertigine di Giulietta”

La coreografa e regista Caterina Mochi Sismondi dirige una creazione in cui la contaminazione tra discipline concorre alla rivisitazione di un grande classico shakespeariano. Sabato 14 e domenica 15 all'Astra

Tra teatrodanza, musica e il nouveau cirque: “Vertigine di Giulietta”

È una composizione onirica e sonora tra danza, luce e musica il secondo appuntamento di A porte aperte, con cui il Teatro Astra si apre alla città ed accoglie le compagnie e i centri produttivi del territorio. Una rivisitazione di una grande classico shakespeariano, quello a cui  Caterina Mochi Sismondi - coreografa, regista e fondatrice della compagnia blucinQue - attinge per la messinscena di Vertigine di Giuliettain cui si approfondisce la tematica dello spiazzamento e del disequilibrio. Lo spettacolo è una produzione Centro di produzione blucinQue/Nice in collaborazione con Fondazione Cirko Vertigo e andrà in scena al Teatro Astra sabato 14 e domenica 15 maggio.
 
Oscillazione, volo, perdita di equilibrio, tensione, per un lavoro di ricerca sul movimento e la composizione tra teatrodanza, musica dal vivo, testo e discipline circensi, in uno spazio concettuale e fluido.

Nel perimetro tracciato da una danza sul tema della «vertigine amorosa», che indaga un’anima incline al vacillare e al perdersi dei giovani amanti, trova spazio la composizione coreografica e sonora del lavoro di blucinQue: corpi, luce e musica live diventano voce di un medesimo canto, scandito in sequenze come brevi atti. L’uso della voce riporta, in inglese e italiano, parti del testo di Shakespeare, in forma musicale e ritmica. Pochi ed emblematici oggetti di scena e linee geometriche emergono quali elementi concreti e plastici, che si stagliano a contrappunto di questa atmosfera, dove i veri protagonisti sono il tempo e la distanza, la lotta e il dubbio.

A scandire il ritmo delle scene, l’alternanza dei brani tratti dal balletto di Prokofiev, per riscoprirne una nuova scrittura e un finale sospeso. La musica eseguita dal violoncello classico, processato dal vivo da Bea Zanin, coinvolge nella composizione fisica e sonora anche i performer. Accanto alla musicista, gli artisti Elisa Mutto, Alexandre Duarte, Federico Ceragioli, Vladimir Ježić, Michelangelo Merlanti, Ivan Ieri e Paolo Starinieri, sotto la direzione della coreografa e regista Caterina Mochi Sismondi.

La compagnia blucinQue, da sempre è impegnata in un progetto di ricerca e di fusione che integra e abbraccia risorse espressive derivanti da discipline e linguaggi diversi, che spaziano dalle arti più propriamente performative alla letteratura, al cinema, all’arte visiva.

Spiega la fondatrice, coreografa e regista Caterina Mochi Sismondi: "In un percorso di ricerca personale, in equilibrio tra tradizione e sperimentazione, teatro di parola e movimento, ho esplorato diversi settori della creatività contemporanea, guidata da un disegno in cui teatro, danza, musica, letteratura e arti visive si potessero fondere in una profonda e ricca risorsa espressiva. Dai Deplacé, lavori di teorizzazione e pratica del "fuori luogo" e dello "spostamento", in cui approfondivo la tematica dello spiazzamento e del disequilibrio, sono scaturite le radici di Studio sulla Vertigine (ora divenuto Vertigine di Giulietta), per me luogo di riflessione anche sul valore dei generi e dei ruoli. Con questa ricerca sono approdata a una sorta di “ironia del non sapere dove stare”, formula che sintetizza tanto la mia cifra stilistica, quanto una personale riflessione politica sulla figura dell'artista oggi, sempre in bilico e instabile. È diventato cruciale per me legittimare la contaminazione tra discipline, ossia la capacità di guardare oltre l’etichettamento di stile e di genere, per conquistare una dimensione espressiva ibrida e fluida: ho voluto cosi assimilare il nouveau cirque e le sue risorse espressive al mio lavoro, come arricchimento ed emblema di questo intento".
 
E aggiunge: "Nella messa in scena il corpo spiazzato, spezzato e imbarazzato, in bilico, fuori asse e fuori tempo resta il cuore della ricerca su voce e movimento. Parimenti la costruzione drammaturgica segue un percorso di frammentazione: il testo, musicato dal vivo, viene così contraffatto, reso partitura sonora, ritmo, poesia. Ricerco una sonorità a partire dal corpo in scena, per questo esploro le possibilità di un’amplificazione che veicoli e restituisca i suoni prodotti dal movimento, come se fossero quelli di una composizione musicale".

Daniele Angi

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