Denunciò ai carabinieri la propria famiglia, sostenendo che era costretta ad andare a rubare e che veniva maltrattata, se non portava in casa abbastanza bottino. L'iniziativa di una ragazza di origini rom è sfociata in un processo, a Torino, dove oggi il pm Laura Ruffino ha chiesto cinque condanne a pene comprese fra i 2 anni e 9 mesi e i 3 anni di reclusione.
La 'persona offesa' si presentò in una stazione dell'Arma nel 2018, quando aveva 14 anni, due giorni dopo essere stata bloccata (e riconsegnata alla nonna) per un tentativo di furto in un negozio di scarpe. Ora è affidata a una comunità ed è costituita parte civile con l'avvocato Roberto Saraniti.
Gli imputati (il padre, i nonni e gli zii) sono difesi dagli avvocati Vittorio e Francesco Pesavento, che hanno insistito sull'inattendibilità del racconto fornito dalla giovane.