Sono passati quarant'anni da quella magica estate del 1982 in cui l'Italia conquistò il titolo Mondiale più bello ed inatteso della storia del calcio, richiamando nelle piazze milioni di persone che per alcune ore dimenticarono il terrorismo, la crisi economica e le tensioni di un lungo periodo difficile.
Lettera a Bearzot per ricordare quel trionfo Mundial
Darwin Pastorin, uno dei giornalisti sportivi più apprezzati del nostro panorama, allora giovane inviato di Tuttosport, ha ricordato quell'impresa ieri sera all'Open Factory di Nichelino presentando la sua ultima fatica letteraria "Lettera a Bearzot". Un viaggio dedicato al Vecio (come era soprannominato il ct di quella nazionale), a Pablito Rossi che di quella squadra fu il formidabile bomber e di tanti altri incantesimi.
Venti capitoli, come 20 era il numero di maglia di Rossi, di un viaggio iniziato ricordando il trionfo Mondiale del Brasile nel 1958 per chiudersi con la serata organizzata a Nichelino lo scorso aprile per celebrare Franco Baresi, il libero del Milan vincitutto, che fu a lungo anche capitano azzurro e che era presente nel gruppo (pur non giocando mai un minuto) che salì sul tetto del Mondo in quell'estate di 40 anni fa.
Il tifo per il Brasile fino alla tripletta di Pablito
Ad ascoltare i ricordi di vita, non solo di esperienze giornalistiche, del nichelinese onorario Pastorin c'erano il sindaco Giampiero Tolardo, l'ex assessore alla Cultura Michele Pansini, l'assessore allo Sport Franco Di Lorenzo e il consigliere regionale Diego Sarno. Tutti ammaliati, assieme al pubblico presente, pur in una serata di caldo soffocante, da personaggi e storie che hanno segnato la vita di chi ha più di cinquant'anni.
Pastorin ricorda come lui, figlio di emigranti veronesi nato in Brasile, era partito tifando per Zico e compagni, incantato dal futbol bailado dei verdeoro, mentre l'Italia faticava a Vigo nella prima fase, andando avanti solo a pareggi. Ma poi qualcosa cambiò in casa azzurra dopo il successo sull'Argentina. Ed arrivò la sfida del Sarrià, di quella magica tripletta di Rossi che mise k.o. il Brasile, con Pastorin che raccontò di aver cambiato idea sul chi fare il tifo dopo la prima rete di Pablito. Forse perché spaventato dalle minacce della mamma, che gli aveva detto che lo avrebbe diseredato se avesse festeggiato il successo verdeoro, come ha ricordato ieri, rievocando la telefonata fatta con lei qualche ora prima della partita.
Il tifo di Pertini e l'abbraccio con Bearzot
Testa italiana, cuore brasiliano, Pastorin racconta aneddoti e curiosità legate a quella partita che diede il via al trionfo azzurro: "Dopo quella vittoria nessuno aveva più dubbi su come sarebbe finita". Rossi continuò a segnare, arrivò la doppietta alla Polonia in semifinale e poi l'1-0 nell'atto conclusivo con la Germania, cui seguirono le reti di Tardelli e Altobelli, mentre in tribuna il presidente della Repubblica Pertini diceva 'non ci prendono più', facendo il tifo come un ragazzino, prima di stringersi a Bearzot in un lungo abbraccio alla fine, prologo ad una partita a carte passata alla storia sul volo di ritorno per l'Italia.
I tanti amici e colleghi persi nel terribile 2020
La commozione poi prende Pastorin, quando ricorda che per lui il 2020 è stato un anno tremendo, perché in pochi mesi ha perso alcuni amici e colleghi, dal suo idolo di gioventù Pietro Anastasi per proseguire con Luis Sepulveda, per proseguire con Maradona, i giornalisti Bernardi e Caroli per arrivare, a pochi giorni dal Natale, al suo grande amico Paolo Rossi.
Il giornalista ricorda quando andò a trovare ad Auronzo di Cadore per l'ultima intervista il vecio Bearzot, che voleva convincerlo a bere una grappa di prima mattina. E da lì partono le rievocazioni, altri aneddoti, chiusi con gli applausi chiesti ai presenti per quelli del 1982 che oggi non ci sono più. Brividi, emozioni, sipario su una serata magica.