Fu Massimo d’Azeglio nel 1864 a selezionare 45 opere della Collezione dei marchesi Giulia e Tancredi di Barolo perché venisse donata alla Galleria Sabauda di Torino.
Alcune di queste fanno ancora oggi parte del percorso permanente, altre, meno note, sono esposte fino al 7 aprile nella sezione Scoperte per celebrare il bicentenario della nascita del Distretto Sociale Barolo.
Gli interessi dei nobili tra pittura e scultura
Una mostra dossier che ripercorre gli interessi culturali dei due nobili attraverso la pittura e la scultura. La maggior parte delle opere furono acquistate direttamente da Tancredi per una collezione che da va dal ‘300 toscano fino alla fine del ‘600.
Opera commissionata a Canova
Al secondo piano della Galleria Sabauda trovano quindi posto opere come l’Erma di Saffo, una scultura commissionata nel 1819 direttamente ad Antonio Canova dal marchese ,il quale frequentò più volte il suo laboratorio Romano ed ebbe un rapporto diretto con l’artista.
E poi ancora i Ritratti a pastello dei due coniugi, opere molto conosciute, realizzate da Luigi Bernero.
Tre diari esposti per la prima volta
Qui gli interessi dei due coniugi sono testimoniati anche dai tre diari di Tancredi, esposti per la prima volta, in cui annotava le opere viste nei loro viaggi, in particolare a Firenze e Roma, e dai disegni fatti da entrambi: ritratti di famigliari, ma anche raffigurazioni di maestose tombe papali.
Ampio spazio è dato anche dalla pittura religiosa e dove spiccano opere come la Madonna con Bambino di Lorenzo di Credi e la Madonna con un bambino, San Giovannini e un Angelo che da recenti indagini fa penare a un intervento diretto di Botticelli.
La leggenda
Infine, ampio spazio ai ritratti e ai paesaggi, tra questi anche un piccolo quadretto di due artisti fiamminghi che ritrae la Leggenda della cucina delle teste di Eekloo. Secondo tale leggenda, le persone insoddisfatte del loro aspetto o che volevano invertire gli effetti del tempo si recavano nella città fiamminga di Eeklo per farsi fare una nuova testa dal fornaio. Sullo sfondo si vede una donna che regge insoddisfatta la testa del marito. Già in passato, una lezione importante sull’accettazione di sè.
Al primo piano della Galleria Sabauda anche tre caravveschi: il Suonatore, inizialmente attribuito allo stesso Caravaggio, e il Concertino di Antiveduto Gramatica, e il Concertino di Mattia Preti. Il concertino di Gramatica faceva parte di un’unica opera, La Musica, ma già all’epoca in due coniugi avevano intuito probabilmente che si trattasse di un frammento in quando lo avevano già accostato al Concertino di Preti.
Per info: www.museireali.beniculturali.it