In seguito all'approvazione del bilancio comunale e dopo un incontro con l'assessora alla cultura Rosanna Purchia, l'Associazione Generale Italiana dello Spettacolo Piemonte ha inviato una lettera aperta alla Città di Torino.
"L’Assessora afferma che sono disponibili più risorse rispetto agli anni passati. Vero. Queste, però derivano da fondi strutturali europei e vedono l’intervento culturale non tanto come fine, ma come mezzo per raggiungere altri importanti obiettivi di rigenerazione urbana, di contrasto alle povertà educative, di risanamento sociale
Premesso che tutto il sistema dello spettacolo dal vivo – sia pubblico che privato – persegue nelle proprie progettualità obbiettivi di impatto sociale (lo testimoniano i bilanci sociali di alcuni di loro e comunque le attività, che sono pubbliche), la scelta della Città di Torino di intervenire in modo prevalente attraverso il bando “Torino che Cultura” cancella il precedente modello partecipato del Sistema Teatro Torino. La distinzione di funzioni tra soggetti pubblici e soggetti privati infatti ora è netta: mentre ai primi, Teatro Stabile di Torino, Teatro Piemonte Europa e Fondazione Teatro Ragazzi e Giovani viene chiaramente riconosciuto il ruolo di soggetti produttori di cultura, ai secondi, imprese private a funzione pubblica, cooperative e associazioni, viene demandato il compito di pura esecuzione di servizio. Non solo. Non sono previsti sistemi strutturali di relazione tra di loro, a dispetto del principio del lavoro in rete, che pare essere la soluzione di tutti i mali (certo dicendo così ci esponiamo alla critica del “coltiva il tuo orticello”, ma su questo siamo pronti al confronto!).
Domanda: alla Città di Torino interessa che le istituzioni e gli enti pubblici e privati dello spettacolo dal vivo (vale la pena ricordare che questi ultimi apportano indirettamente all’economia dello spettacolo in città circa 5 mln di € l’anno di contributi del MiC e della Regione Piemonte per la loro attività) operino in sinergia e in dialogo? O la visione della Città – legittima naturalmente – è quella di un ambiente ove la rete è un principio assunto a misura dei contesti e l’azione dei singoli è lasciata esclusivamente alla propria iniziativa?
La Città conferma la scelta politica di disinvestire sulla produzione di spettacolo dal vivo, affidando all’incertezza di partite finanziarie a termine tale comparto? E in seconda battuta: con quali risorse si intende sostenere la filiera della produzione culturale del comparto (compagnie consolidate ed emergenti, festival, organismi di programmazione...) una volta venute meno le due linee di finanziamento oggi attive? Attenzione, guardiamo ad un orizzonte assai vicino, perché in termini di programmazione il bilancio del 2025 e del 2027 sono materia viva oggi, considerando che a fine 2026 un hub culturale di rilevante valore e impatto come il Teatro Nuovo sarà di necessità terminato.
La scorsa settimana, AGIS ha incontrato l’Assessora Purchia, informandola che avrebbe dato avvio ad una battaglia pubblica affinché, già con l’assestamento di bilancio della prossima primavera, fossero ripristinate risorse adeguate. Ecco pertanto, dopo aver messo in fila qualche ragionamento, qualche richiesta:
chiediamo alla Città di Torino di tornare sui propri passi e riconsiderare la necessarietà e l’importanza di un finanziamento specifico – in partita corrente - allo Spettacolo dal vivo, unico strumento capace di garantire nel lungo periodo la riconosciuta qualità artistica delle imprese torinesi
chiediamo alla Città di Torino di ripensare ad un sistema di relazione dello spettacolo dal vivo, a partire dalla mappa che la Città ha realizzato appena avviatasi la nuova consiliatura. Superare il TAP ed evitare il rischio di irrigidire riconoscimenti e posizioni è un obiettivo comune;
infine, chiediamo alla Città di Torino di affrontare il tema del finanziamento alla produzione dei comparti culturali diversi dallo spettacolo da vivo considerandoli, al pari di quest’ultimo, strategici e vitali per la vita cittadina e dunque investendo anche per essi in partita corrente, a partire dalla ricerca condivisa di criteri di professionalità, imprenditorialità, attenzione al nuovo che emerge".