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Pinerolese | 10 febbraio 2024, 18:05

Da Torre Pellice, un altro Chicco potrebbe ‘germogliare’ in Gambia

A fine 2023 alcuni dipendenti del panettiere Giovanni Poetto hanno rilevato l’attività in via del Molino. Lui ora progetta il un futuro diverso, ripercorrendo la sua storia

Da sinistra a destra Ilaria Poetto, Valeria Poetto, Lorena Davit, Sabrina Secci, Giovanni Poetto, Francesca Alunni, Gilbert Davit, Oussman Sowe e Daniele Romagnolo alla festa dei 30 anni nel 2018

Da sinistra a destra Ilaria Poetto, Valeria Poetto, Lorena Davit, Sabrina Secci, Giovanni Poetto, Francesca Alunni, Gilbert Davit, Oussman Sowe e Daniele Romagnolo alla festa dei 30 anni nel 2018

Completare il senso del Chicco di Torre Pellice in Gambia realizzando, nel Paese africano, un forno e un ‘pastino’. Così Giovanni Poetto, che il 31 dicembre 2023 ha lasciato la sua attività in mano ai dipendenti, progetta il suo futuro. Cinquantanovenne, Poetto aveva aperto la panetteria il Chicco nel 1988.

I maestri Bertin e Peyrot

“Nella vita avrei dovuto fare tutt’altro” sorride mentre racconta come, negli anni Ottanta, rimase incantato dalla magia del pane. Nel 1984, infatti, si era diplomato ragioniere e lo aspettava il lavoro in banca che svolgeva anche suo padre, Tancio Poetto. “Durante l’attesa per la partenza del servizio militare però cominciai a frequentare il forno e il ‘pastino’ che un cugino di mia mamma, Marcellino Bertin, si era fatto costruire ad Angrogna. Lui divenne presto il ‘mio maestro’” racconta. Nel ‘pastino’ di Bertin, Poetto incontrò un altro ‘maestro’ che fu determinante nella scelta di aprire una propria attività: “Fernand Peyrot, esperto di medicina naturale, veniva spesso a fare il pane e mi fece conoscere il mondo del biologico e delle farine macinate a pietra. Quando decisi di aprire la mia prima panetteria, i miei genitori erano contrari, perché per me speravano un posto di lavoro da dipendente, ma fu lui a spronarmi dicendomi: ‘Tu puoi fare il pane dappertutto: anche sotto il ponte dell’Angrogna!’”.

‘Attenzione alla testa!’

Il locale che scelse nel 1988 si trovava nel cortile interno di un’abitazione in via Bert di borgata Santa Margherita: “In realtà avrei voluto aprire ad Angrogna ma allora non erano disponibili le licenze. Così scelsi quel posto nonostante i suoi limiti: il portone d’ingresso al cortile era così basso che nel mio primo annuncio pubblicitario feci scrivere: ‘A Torre Pellice è germogliato il Chicco: se volete venire a trovarmi attenzione alla testa!”. Imparato un mestiere che non aveva mai pensato prima di fare, Poetto scoprì che in famiglia c’erano già stati dei precedenti: “Venni a sapere successivamente che sia il mio bisnonno paterno sia il trisnonno erano panettieri”. Scelse il nome Chicco perché stava partendo veramente da zero: “Ne ero consapevole, e ho pensato alla cosa più piccola che in natura ha a che fare con il pane”.

Man mano che il numero dei clienti in via Bert cresceva e, nonostante la contrarietà iniziale, la mamma, Delfina Gamba, diventò un suo punto di sostegno: “Da solo non ce la facevo più e così lei cominciò ad aiutarmi. Lo fece poi per tutto il resto della sua vita e la vedevo felice. Mi diceva: ‘Per me il Chicco e terapeutico!’, perché le permetteva di mantenere una vita sociale attiva. Continuò ad aiutarmi fino ai suoi ultimi giorni confezionando i sacchettini di farina, di biscotti e di pan pesto”.

Dopo nove anni, l’attività si era talmente ingrandita che Poetto decise di spostarsi: “Era il 1997, mi ero sposato con Giulia, e decidemmo di spostare tutto nella casa all’angolo di piazza Montenero, rimanendo sempre in Santa Margherita”. Da anni guardava quella casa innamorandosene piano piano: “Non immaginavo di riuscire a comprarla ma poi avvenne. E in quel posto raggiunsi l’apice della soddisfazione: sotto avevo il laboratorio e il negozio e al piano superiore l’abitazione con la mia famiglia. Era il massimo!”.

In via del Molino

All’inizio degli anni Duemila però la famiglia si era già ingrandita abbastanza da decidere di spostare il negozio e mantenere l’edificio all’angolo della piazza come abitazione. Nel 2006, Poetto acquistò l’officina che era stata messa in vendita all’angolo tra la strada provinciale 161 e via del Molino, dove ancora oggi si trova il Chicco. “Trasferiti i clienti cominciarono a crescere così tanto da dovere prendere dei dipendenti. E sono arrivati proprio i collaboratori che hanno rilevato l’attività quando ho deciso di smettere: Lorena Davit, che ha lavorato con me 19 anni, pochi anni dopo anche il fratello Gil, e Kevin Giordan che ha sostituito il pasticciere Daniele Romagnolo con me fin dal 1999. Non avrei potuto trovare persone migliori a cui dare il Chicco: hanno senso del sacrificio e del lavoro”. Poetto afferma che i dipendenti cresciuti ad otto con il passare del tempo – sono sempre stati la sua forza: “Hanno vissuto come ‘proprio’ il Chicco”. È passata da lì anche Sabrina Secci che poi ha aperto il suo forno a Buonanotte di Angrogna: “Ho cercato di incoraggiarla e di fare con lei ciò che Fernand aveva fatto come me”. Oussman Sowe è stato un altro ingresso importante al Chicco: “Sei anni fa la Diaconia valdese mi aveva proposto di attivare una borsa lavoro con questo giovane arrivato dal Gambia, decisi poi di tenerlo come dipendente e vedendo la sua voglia di tornare prima poi nel suo Paese, ha preso forma il mio progetto di aprire un ‘pastino’ proprio lì: sarebbe il completamento del senso del Chicco”.

“La sofferenza è facoltativa”

Nel frattempo, Poetto sta ristrutturando la casa e si concede piccole soddisfazioni: “Come dormire fino alle sette del mattino. Per me vuol già dire molto: ero abituato a svegliarmi alle due di notte”. E continua a dare consigli ai suoi colleghi: “Gli ricordo che la fatica è inevitabile in questo tipo di lavoro, ma la sofferenza è facoltativa: se non vuoi andare incontro alla depressione, per gestire questi orari, bisogna dormire un po’ la sera e un po’ il pomeriggio. Anche se fuori c’è il sole ed avresti voglia di fare altro”. Imparare a riposarsi di giorno non vuol dire rinunciare alle proprie passioni: “Nonostante il lavoro in questi anni sono riuscito a coltivare la passione della corsa partendo alle 10,30 del mattino, terminate le consegne del pane”. Poetto ha un’idea precisa sugli elementi che hanno permesso al Chicco di ‘germogliare’ in trentacinque anni: “Per tutta la mia vita lavorativa ho avuto la fortuna di trovare i locali giusti nei momenti giusti e ho mantenuto fede ad una preparazione del pane semplice, senza grassi, con lievitazione naturale, prediligendo le farine biologiche e macinate a pietra”.

Elisa Rollino

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