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Nichelino-Stupinigi-Vinovo | 14 novembre 2024, 10:12

Alla Palazzina di Stupinigi si va alla scoperta dei menù di Carlo Alberto e Vittorio Emanuele II

Sabato e domenica con "Se un cuoco non è francese almeno che sia piemontese!", una rievocazione storica tra cuochi, pasticcieri e porcellane d'epoca

A Stupinigi si va alla scoperta dei menù di Carlo Alberto e Vittorio Emanuele II

A Stupinigi si va alla scoperta dei menù di Carlo Alberto e Vittorio Emanuele II

Una rievocazione storica che renderà nel weekend alle porte la residenza sabauda del Comune di Nichelino un luogo in cui ricordare e riscoprire quali erano i piatti preferiti dalla casata dei Savoia. In occasione dell’evento “Mondopanna alla Reggia” l’associazione Le vie del Tempo torna ad allestire le cucine della Palazzina di Caccia di Stupinigi sabato 16 e domenica 17 novembre.

“Se un cuoco non è francese almeno che sia piemontese!”

L’appuntamento dal titolo “Se un cuoco non è francese almeno che sia piemontese!” farà scoprire quali erano i menù che venivano preparati in occasione di importanti eventi alla Palazzina, quali le pietanze amate dai sovrani quali i dolci preparati dai pasticcieri, a partire da quello più famoso: il capocuoco e pasticciere di Carlo Alberto e Vittorio Emanuele II Giovanni Vialardi, autore del “Trattato di cucina, Pasticceria moderna, Credenza e relativa Confettureria”.

Le cucine erano il campo di battaglia del capo cuoco e del suo piccolo, grande esercito, perché tante e continuamente erano le bocche da sfamare: il sovrano, la sua famiglia, la corte e gli ospiti stranieri grazie ai quali si conosce la raffinatezza della corte sabauda. Il ruolo di supervisore spettava all’esercito: da “questo offiziale” dipendeva tutto: ciò che si tocca, cosa si mangia, come lo si porta, dove lo si mette, dall’approvvigionamento alla preparazione, all’argenteria. Una complessa macchina, severamente ordinata, come tutta la vita della Palazzina, quando la corte era a Stupinigi, che produceva a tutte le ore pasti, “amabili consolazioni per bocche svagate e difficili”.

La tavola come luogo di potere

La tavola è luogo di diplomazia, potere, dove si discute e si commenta, per il quale vengono stabili precisi bilanci, precise destinazioni, persino gli avanzi venivano stabiliti e dati a seconda del grado di importanza dei membri della corte, dal Re all’ultimo dei suoi sguatteri. Enormi tavoloni dove tutto il giorno venivano pulite, le verdure, le carni, i pesci, provenienti dalle tenute reali, i grandi potagé, grandi stufe da cucina, a legna, cucine da almeno dieci fuochi, sempre pronte all’uso, che scaldavano anche l’ambiente, fornivano acqua calda, asciugavano le pile di strofinacci che quotidianamente erano utilizzati, e fornivano la cenere per fare il bucato, a cui attendevano tutta la giornata accaldate lavandaie. Luoghi nascosti, ma da ben custodire, infatti alle porte vi erano “serrature doppie” dove erano tenuti sotto chiave cibi per la mensa reale. Migliaia di pezzi di rame, tegami, pesciere, mortai in pietra, ingegnosi spiedi, ma anche tostacaffé, caffettiere e cioccolatiere, stampi per biscotti, cialde, caramelle.

Tra cuochi, pasticcieri e sommelier

Gli archivi della corte parlano di cuochi, ma anche di frutteri, pasticcieri, sommelier,  portatavole, uscieri di cucina,  tutti insieme  a formare i famosi Uffici di Bocca: l’Ufficio di Cucina che preparava i pasti del Re e della corte, l’Ufficio di Fruttaria, Confettureria e Caffè che acquistava frutta, cioccolato, latte, crema, farina per i dolci e le bevande coloniali. Nel dedalo di ambienti, nella pancia del palazzo, anche le dispense le cui porte avevano doppie serrature, le ghiacciaie, le cantine, e l'”office" luogo dei preziosi: cristalli, porcellane finissime, chicchere, sorbettiere, caffettiere, tazzine, smalti.

I nuovi rituali, quelli delle bevande coloniali, il cioccolato, del tè e del caffè, dei sorbetti e dei rosoli, delle pasticche e dei biscottini, dei confortini, delle composte, delle conserve di rose e viole, delle gelatine e delle creme nelle loro piccole "pot" con il coperchio di porcellana finissima, glasse e geli, biancomangiare, fiori e frutti canditi, e anche i famosi diablottini, i primi veri cioccolatini, commerciati a fine '600 da tal Giovan Antonio Ari, grazie a Madama Reale Maria Giovanna Battista. E su una tavola raffinata ed elegante, trionfano i surtouts, i centri tavola, costruiti in zucchero o in pastillage, decori effimeri, labili capolavori d'arte creativa realizzati dai pasticceri geniali e inventori, a suo tempo disegnatori, pittori, modellatori, architetti e scultori.

Orari e informazioni utili 

Sabato 16 e domenica 17 novembre 2024

Se un cuoco non è francese almeno che sia piemontese!

L’attività è in programma tutto il giorno, durante gli orari di apertura della Palazzina ed è compresa nel biglietto di ingresso

Biglietto di ingresso: intero 12 euro; ridotto 8 euro

Gratuito: minori di 6 anni e possessori di Abbonamento Musei Torino Piemonte e Royal Card

Info: 011 6200634 stupinigi@biglietteria.ordinemauriziano.it

www.ordinemauriziano.it

Giorni e orari di apertura Palazzina di Caccia di Stupinigi: da martedì a venerdì 10-17,30 (ultimo ingresso ore 17); sabato, domenica e festivi 10-18,30 (ultimo ingresso ore 18).

Massimo De Marzi

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