Una vicenda che ha suscitato clamore e polemiche. La sentenza con cui l'ex marito di Lucia Regna è stato condannato dal tribunale di Torino solo per lesioni, dopo che la donna aveva denunciato anni di minacce e violenze, finendo massacrata di botte (tanto da doversi veder ricostruito il volto con l'inserimento di 21 placche di titanio, ndr), per molti ha visto quasi tornare in auge il concetto del delitto d'onore.
Verzola: "Favorire una vera ripartenza"
Tra coloro che si sono subito schierati dalla parte della donna, senza incertezza alcuna, il Comune di Nichelino attraverso l'assessore al Lavoro Fiodor Verzola: "Non possiamo permettere che chi trova il coraggio di denunciare venga trasformato da vittima in colpevole, significherebbe consegnare un messaggio devastante: che lo Stato non è in grado di proteggere chi sceglie di ribellarsi alla violenza".
"Come assessore al lavoro, dopo che la vicenda mi è stata portata all’attenzione dall’avvocato Paolo Pisano, ho seguito da vicino il percorso di Lucia Regna e mi sono impegnato a sostenerla in un cammino di reinserimento che possa diventare propedeutico a una vera ripartenza - ha aggiunto Verzola - Dopo che la brutale aggressione le aveva tolto non solo la salute ma anche il lavoro e l’autonomia economica, abbiamo attivato la collaborazione con i canali di riferimento del Centro per l’impiego per inserirla nei percorsi dedicati alle donne vittime di violenza. Non ha ancora trovato un’occupazione, ma questo primo passo è fondamentale perché possa riconquistare indipendenza e dignità, condizioni necessarie per guardare al futuro senza paura".
"Non deve diventare una storia di resa"
L'assessore Verzola ha concluso lanciando un messaggio: "La storia di Lucia non può diventare simbolo di resa o di abbandono istituzionale. Deve restare invece un monito, la giustizia non può tradire le vittime e le istituzioni hanno il dovere di accompagnarle fino in fondo nel loro cammino di rinascita, senza se e senza ma".