Prevedono di guadagnare tra i 20.000 e i 30.000 euro, da reinvestire nella quasi totalità per la manutenzione dei boschi. Questo è il primo riconoscimento economico destinato ai Comuni di Angrogna, Bobbio Pellice e Rorà che dal 2013 hanno stabilito una convenzione che li ha portati ad ottenere, nel 2018, la certificazione ambientale Pefc.
“Questa estate un’ispezione dell’ente certificatore ha quantificato a 1.293,64 le tonnellate di CO₂ che i nostri boschi sono in grado di stoccare, anche grazie agli interventi pianificati e realizzati nell’ambito della convenzione” spiega la sindaca di Rorà Claudia Bertinat.
In questa fase sono stati valutati gli interventi realizzati nel Forest di Bobbio Pellice e nelle località Comba, Orghen e Brich di Rorà. Per quelli realizzati ad Angrogna, non è stato ancora possibile quantificare la quantità di CO₂.
Ora che è stata stabilita la quantità, per gli enti sarà possibile vendere i crediti di CO₂ a cui corrisponde. Questi non rientreranno però nel mercato delle compensazioni delle emissioni inquinanti delle aziende, che devono comprare crediti per bilanciare la loro attività: “Si tratta invece di un mercato diverso – specifica Andrea Ighina, tecnico forestale consulente dei tre Comuni –. I crediti verranno venduti infatti ad aziende che sono interessate a inserirli nel loro bilancio di sostenibilità, per dimostrare la loro attenzione sui temi ambientali”.
L’interesse di alcune aziende locali è stato proprio all’origine della decisione dei Comuni di procedere con la quantificazione dei crediti di CO₂.
La cifra che stimano di incassare con la loro vendita oscilla tra i 20.000 e i 30.000 euro e le procedure verranno gestite dal Comune di Bobbio Pellice: “Non si tratta di importi in grado di stravolgere i bilanci dei nostri enti ma serviranno soprattutto a proseguire con la manutenzione del patrimonio boschivo” precisa il sindaco Mauro Vignola.
Il 50% della cifra incassata verrà divisa equamente tra i tre Comuni convenzionati, mentre il restante 50% in base ai crediti ottenuti da ogni Comune. Ed è Rorà, con le sue 739,87 tonnellate stimate di CO₂ stoccata, ad averne di più.
“In particolare siamo intervenuti nella faggeta Parco Montano, eliminando le piante morte o secche e aprendo delle radure nelle aree interne per permettere la crescita di piante giovani cioè nella fase in cui sono in grado di stoccare una quantità maggiore di CO₂” spiega Bertinat. È stata posta attenzione anche alla varietà delle piante: “Favorendo la crescita del frassino, del tiglio e dell’acero per migliorare la biodiversità del bosco” aggiunge la sindaca.
Inoltre i Comuni si sono impegnati a rispettare limiti stringenti per gli abbattimenti: “Per fare un esempio: la normativa regionale impone che nelle faggete non venga abbattuto più del 40% delle piante. Gli enti convenzionati hanno ridotto tale percentuale al 30% e si sono mantenuti al di sotto” conferma Ighina.





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