Passata la “paura” per lo spostamento del mercato di libero scambio nell’area adiacente al Ponte Mosca, alla Circoscrizione 7 si ragiona sul futuro di quegli spazi. Per adesso, in verità, le priorità sono altre, ma nulla vieta che non si possano formulare ipotesi per dare un senso a quello che adesso si presenta come un giardino incolto, al centro del quale campeggiano delle forme di asfalto sulle quali, di tanto in tanto, dei giovani giocano a cricket.
Il 16 marzo, nell’aula del consiglio della Circoscrizione 7, il professor Gustavo Ambrosini e il professor Alezio Rivotti, docenti presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino, hanno presentato una serie di progetti per il futuro dell’area del Ponte Mosca, realizzati da 60 studenti come prova finale di un corso da loro tenuto.
Sono state ipotizzate delle residenze universitarie, all’interno di un’opera di riqualificazione volta a valorizzare l’area verde e lasciando gli spazi aperti alla cittadinanza. Una sorta di “campus” verdeggiante ad accesso libero. “Con questi progetti – ha spiegato Valentina Cremonini, presidente della IV Commissione (Pianificazione Territoriale Locale) della 7 – vogliamo suggerire una progettazione futura per un’area che langue da diversi anni”.
“Abbiamo avuto solo tre mesi di tempo – ha spiegato il professor Rivotti – e per questo ci siamo concentrati solo sul tema delle residenze universitarie. Prima, però, sono state individuate le criticità della zona, che riguardano la sicurezza e il degrado architettonico”.
“Gli studenti – ha aggiunto il professor Ambrosini – dovevano seguire cinque linee guida: ritrovare un’identità urbana per il luogo, creare un tessuto urbano aperto e transitabile dai cittadini, prevedere una varietà di usi, realizzare un sistema di spazi pubblici, indirizzare le nuove costruzioni secondo criteri di eco-compatibilità”.
I progetti saranno esposti nell’ex biblioteca della Circoscrizione 7. La mostra sarà inaugurata il 30 marzo, alle ore 17, alla presenza del vice sindaco di Torino, Guido Montanari.
A smorzare i sogni, sui quali erano sopraggiunte delle perplessità dai banchi dell’opposizione, ci ha pensato però Marta Levi, presidente dell’Edisu: “Le residenze universitarie – ha commentato – non sono un motore di trasformazione urbanistica di queste dimensioni. Il tema interessante, piuttosto, è l’intreccio tra le tipologie di residenza universitaria e la permeabilità con lo spazio pubblico”.
In buona sostanza, le residenze sono un’idea suggestiva ma poco realizzabile in quelle dimensioni. Parliamo, infatti, di un’area che si estende per 17.000 mq e che è già andata all’asta, inutilmente, per 9,7 milioni di euro. Ora la Città Metropolitana l’ha rimessa all’asta scendendo a 7,3 milioni. Il 19 aprile saranno aperte le buste, ammesso di trovare qualche offerta.
Per adesso ci sono soltanto idee, accolte con favore da Marco Marocco, vice sindaco della Città Metropolitana, che però ha precisato come il suo ente – proprietario dell’area – non possa sostenere dal punto di vista finanziario una progettazione di questo tipo.
Intanto Luca Deri, presidente della Circoscrizione 7, è soddisfatto. “Aurora è un quartiere che partecipa”, ha commentato, e in effetti l’interesse non manca, ora si spera che tutti questi suggerimenti, inclusi i progetti realizzati dagli studenti di Architettura, possano attirare qualche investitore con un portafogli molto grande.
“Anni fa – ha aggiunto Ferruccio Capitani, architetto del Comune di Torino – si parlava di “marketing urbano”, ora sarebbe il caso che politici e tecnici universitari facciano squadra”. Se non saranno residenze universitarie sarà, si spera, una collaborazione tra enti e istituzioni.