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Eventi | 21 settembre 2017, 09:30

Inaugura Torino Spiritualità, alla ricerca dello stupore della nostra infanzia

Alle 18 Theodore Zeldin terrà una lezione alla Chiesa di San Filippo Neri. Grande attesa per Silvio Orlando al Teatro Carignano, con un reading alle 21

Inaugura Torino Spiritualità, alla ricerca dello stupore della nostra infanzia

Ritrovare alcuni aspetti della propria infanzia. Un cruccio, un desiderio, persino una paura, oppure, come spesso accade nel senso comune, un modo per non dimenticare mai da dove si viene, senza perdere la capacità di stupirsi. Sotto questo tema, racchiuso dallo slogan “Piccolo me”, inaugura oggi, 21 settembre, la tredicesima edizione di Torino Spiritualità.

Appuntamento irrinunciabile del panorama culturale italiano, la manifestazione apre con un grande ospite, Theodore Zeldin, che oggi alle 18 terrà una lezione di apertura del festival alla Chiesa di San Filippo Neri. Professore emerito del St. Antony’s College, Zeldin è considerato tra le quaranta personalità le cui idee influenzano dal nuovo millennio, secondo una classifica stilata dal quotidiano britannico “Independent”.

Il motivo è presto detto. Zeldin ha studiato a lungo l’evoluzione dei sentimenti attraverso diverse epoche storiche e civiltà, e ha conquistato il grande pubblico con il libro “Ventotto domande per affrontare il futuro. Un nuovo modo per ricordare il passato e immaginare l’avvenire”.
In sostanza, la capacità di aprirsi alla sorpresa (ma anche al dialogo e alle idee altrui) è una circostanza indispensabile per riscoprire il piacere smarrito all’interno di una vita abitudinaria. Può apparire un concetto semplice, persino banale, ma le teorie di Zeldin hanno affascinato un pubblico eterogeneo in tutto il mondo.

L’altro grande ospite del primo giorno di Torino Spiritualità è Silvio Orlando. Alle 21, al Teatro Carignano, l’attore terrà un reading che si prospetta da tutto esaurito. Orlando andrà in scena con “La vita davanti a sé”, tratto dall’omonimo romanzo di Romain Gary, prodotto dal Circolo dei Lettori. Con lui, sul palco, ci sarà anche Simone Campa con il suo Belleville Quartet.

Dunque, in questo caso, la questione riguarda le domande che ci si pone. Come recuperare il “piccolo me” all’interno del “grande me” della vita adulta? Lo spettacolo si muove quindi attraverso la storia di Momò, dieci anni, che vive da Madame Rosa, ex prostituta ebrea. Tutto intorno prende forma il pittoresco quartiere di Belleville, tra spazzini mangiafuoco e transessuali campioni di boxe. “Vite – si legge nel testo di presentazione – che vanno alla rovescia e un’improbabile storia d’amore”.
E anche gli strumenti ricreano questa ambientazione. Sabar, djembe, darbuka, krakab, produttori di suoni semi-sconosciuti al pubblico occidentale, eppure dalle arie esotiche che richiamano scenari noti, almeno nell’immaginazione di un bambino, che poi, nel frattempo, è cresciuto portando tutto con sé.

Paolo Morelli

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