Piemonte virtuoso in termini di azioni di contrasto al fumo: vanta infatti il maggior numero di centri antifumo attivati sul territorio. “La nostra Regione” conferma il Dottor Fabio Beatrice “è quella che ha avviato un processo sistematico per la prevenzione e la diminuzione dei rischi da tabagismo, anche per contrastare i quasi 20mila ricoveri ospedalieri evitabili attribuiti al fumo di sigaretta pari al 4% di tutti gli accessi in ospedale.
Nonostante la Regione sia a tutti gli effetti diventata un laboratorio di buone pratiche, a livello nazionale non va altrettanto bene: durante il Convegno che si è svolto all’ISS lo scorso 30 maggio il numero dei fumatori è aumentato di 1 punto percentuale. Esistono tanti tipi di fumatori, tutti prima o poi si pongono la domanda fatidica: ‘ e se smettessi? Si, ma come? ’
Mentre molti sono i libri che hanno affrontato il come dire addio alle sigarette dal pulpito di medici, psicologi e altri specialisti sino ad oggi nessuno si era preso la briga di ascoltare i diretti interessati, le loro richieste, le motivazioni e i bisogni.
Lo hanno fatto per la prima volta un medico, il dottor Fabio Beatrice in capo al Reparto Otorinolaringoiatria dell’Ospedale San Giovanni Bosco di Torino e la giornalista scientifica del Gruppo l’Espresso Johann Rossi Mason, da anni impegnati nella divulgazione dei temi più ‘brucianti’ del tabagismo. Hanno utilizzato le più moderne tecniche di ‘storytelling’ una branca della medicina narrativa, utilizzando interviste semi strutturate ad oltre 20 persone che hanno affrontato il percorso di cessazione.
Ecco allora che il nuovo libro “Senti chi fuma” appare strategico nell’individuare cosa vogliono i fumatori. Dalle storie raccolte emergono due elementi fondamentali che si spera orienteranno le politiche antifumo dei prossimi anni: solo i fumatori possono essere autori del percorso di cessazione, ma per ottenere risultati significativi anche in termini di salute pubblica occorre che siamo seguiti e sostenuti da una classe di medici formati a formulare proposte individuali e ‘ricevibili’.
Le storie raccolte hanno confermato in primo luogo che l’approccio al tabagismo deve essere tagliato su misura, come un abito fatto a mano: “il secondo elemento è emerso da una attenta analisi delle risposte ai questionari, ossia un orientamento netto verso la cosiddetta ‘riduzione del rischio’ che preme dal basso” spiega il Professor Fabio Beatrice, Direttore della S.C. di Otorinolaringoiatria e Direttore del Centro Antifumo dell’Ospedale San Giovanni Bosco di Torino e co-autore del volume “i fumatori, in mancanza di risposte efficaci, tendono ad organizzarsi verso comportamenti e prodotti che diminuiscono i rischi per la salute propria e di chi sta loro vicino. Ridurre il danno non vuol dire solo smettere - l’obiettivo principale da proporre ad un fumatore - ma assecondare l’uso di prodotti del tabacco alternativi meno nocivi in quelli che non vogliono o non possono superare la dipendenza. Ma che smettere vorrebbero: basti pensare che il 67,8% dei fumatori ha provato almeno una volta la sigaretta elettronica, l’1,4% ha sperimentato il fumo ‘freddo”.
Molti fumatori, specialmente tra il gruppo dei ‘forti’ con più di 20 sigarette al giorno o i ‘reticenti’ che resistono agli approcci antifumo, non sono disponibili all’idea di smettere completamente: sono quel 28,5% di fumatori che ricercano modalità di consumo alternative: sigarette elettroniche con liquidi contenenti aromi e nicotina o fumo ‘freddo’ in cui uno stick di tabacco viene vaporizzato eliminando il problema della combustione e quindi dei suoi prodotti cancerogeni.
“Ovviamente non potrà mai esistere un “fumo sano” ma se la semplice proposta di cessazione non suscita interesse, nell’ambito di una politica di aiuto consapevole occorre tenere conto anche delle conoscenze sul funzionamento cerebrale e della psicologia cognitiva” sottolinea Johann Rossi Mason, giornalista scientifica ed esperta in neuroscienze, co-autrice del volume “è per questo che le politiche cadute dall’alto non attecchiscono in maniera sufficiente. È necessario invece proporre alternative praticabili e ricevibili ed attraverso queste proposte sfruttare il cambiamento per rinforzare la consapevolezza dell’importanza del bene della salute. Incentivare il fumo elettronico e la riduzione del rischio come sta avvenendo ad esempio in Gran Bretagna, in Giappone o Corea dove si opta per un consumo meno nocivo, è la strategia per offrire opportunità di salute possibili” conclude Rossi Mason.
Secondo i dati PASSI in Piemonte il 24% dei residenti è un tabagista e il 19% un ex fumatore. Uno su 3 è giovane e ha meno di 34 anni, il 29% sono uomini. Donne più attente alla propria salute. Ma il dato più sconcertante è che un fumatore su 4 è classificato come ‘forte’ con più di un pacchetto al giorno fumato.