/ Attualità

Attualità | 28 luglio 2018, 13:10

Aumentano da 4.000 a 31.000 ettari le aree protette dalla Città metropolitana di Torino

Un passaggio epocale, reso possibile dalla Legge regionale 19 del 2009, che stabilisce la delega nella gestione delle aree della Rete Natura 2000 dalla Regione Piemonte alle Province e alle Città Metropolitane

Aumentano da 4.000 a 31.000 ettari le aree protette dalla Città metropolitana di Torino

Dal 13 giugno scorso nel territorio metropolitano è iniziata una sorta di “rivoluzione” ambientale: le aree protette gestite e tutelate dalla Città Metropolitana di Torino hanno moltiplicato quasi per 8 la propria estensione, passando da 4.000 a 31.000 ettari. È un passaggio a dir poco epocale, reso possibile dalla Legge regionale 19 del 2009, che stabilisce che la gestione delle aree della Rete Natura 2000 può essere delegata dalla Regione Piemonte alle Province e alle Città Metropolitane.

Una convenzione di durata illimitata ha affidato ben 27 aree al Servizio pianificazione e gestione rete ecologica, aree protette e vigilanza ambientale della Città Metropolitana. A sua volta l’Ente di area vasta può sub-delegare la gestione di alcune aree al Parco Alpi Cozie, con cui verranno definiti protocolli di collaborazione operativa. La Città metropolitana è quindi chiamata ad un considerevole sforzo, soprattutto in termini di risorse umane e finanziarie, poiché la superficie da gestire e le distanze da percorrere per raggiungere i siti sono nettamente incrementate. Gli obiettivi della gestione sono ovviamente la conservazione e ilmiglioramento degli habitat e delle specie vegetali e animali protette dalle direttive europee. Dovranno essere effettuatimonitoraggi sullo stato di conservazione dei siti e si dovranno programmare gli interventi diretti o indiretti ritenuti necessari per la loro buona conservazione.

Fra le azioni dirette vi sono gli interventi programmati nei piani di gestione: la realizzazione o il ripristino di aree idonee alla riproduzione, come gli stagni e gli ambienti umidi per gli anfibi; ma anche l’eradicazione di specie esotiche invasive che minacciano quelle autoctone: animali come il Gambero della Louisiana, che minaccia quello nostrano; specie botaniche, come l’Ailanto, la Fitolacca, l’Acero negundo, la Fallopia, che invadono vaste superfici a discapito della vegetazione spontanea autoctona. I piani di gestione possono anche prevedere la realizzazione di ecodotti per l’attraversamento di strade e ferrovie, per evitare lo schiacciamento degli animali, oppure la realizzazione di fasce forestali tampone per filtrare le acque di scolo dei campi agricoli prima che defluiscano in laghi e fiumi. Fra le azioni indirette rientra il monitoraggio della presenza di specie di recente reintroduzione o rare, come il Lupo, ritornato naturalmente da pochi anni nelle Alpi Occidentali. Controllare la diffusione di specie vegetali ormai rarissime in contesti lacustri e paludosi, come la Marsilea quadrifolia o l’Aldrovanda vesiculosa, consente di ottenere informazioni scientifiche che possono orientare le azioni dirette di tutela e conservazione.

Per la Città Metropolitana gestire un’area protetta comporta anche una serie di adempimenti amministrativi. In primis la Valutazione d’Incidenza su ogni intervento che possa eventualmente danneggiare o modificare gli habitat tutelati. In caso la valutazione non sia stata richiesta e ottenuta, la Città Metropolitana è tenuta ad applicare ai trasgressori le sanzioni previste dalla legge e ad emettere un provvedimento di ripristino dello stato dei luoghi. È importantissima la vigilanza nei siti della rete Natura 2000, esercitata dagli agenti faunistico-ambientali con la collaborazione delle Guardie Ecologiche Volontarie.

I “TESORI” DELLE AREE PROTETTE GESTITE DALLA CITTÀ METROPOLITANA

Laghi di Ivrea, Champlas du Col - Colle del Sestriere, Colle Basset (Sestriere), Boscaglie di Tasso di Giaglione (Val Clarea),Pian della Mussa (Balme), Val Thuras (Cesana Torinese), Oasi del Prà-Barant, Stazioni di Myricaria Germanica (Val Pellice),Laghi di Meugliano e Alice Superiore (Valchiusella), Stagni dei Favari di Poirino, Oasi xerotermica di Oulx - Auberge, Oasi xerotermica di Oulx - Amazas, Pendici del Monte Chaberton, Bardonecchia - Val Fredda, Bosco di Pian Prà (Rorà),Scarmagno – Torre Canavese (Morena destra d’Ivrea), Les Arnauds e Punta Quattro Sorelle (Bardonecchia), Oasi xerotermica di Puys (Beaulard di Oulx), Valle della Ripa – Argentera (Sauze di Cesana), Arnodera – Colle Montabone (Gravere, Meana di Susa, Susa), Cima Fournier e Lago Nero (Cesana Torinese), Lago di Maglione, Stagno interrato di Settimo Rottaro, Boschi e paludi di Bellavista (Pavone Canavese, Ivrea), Palude di Romano Canavese, Monte Musinè e Laghi di Caselette, Boschi umidi e stagni di Cumiana.

Ovviamente un semplice elenco non rende giustizia ai veri e propri “tesori nascosti” delle aree protette gestite dalla Città metropolitana. Nell’area collinare che ospita i cinque Laghi di Ivrea e le “Terre ballerine” derivate dall’interramento dell’antico Lago Coniglio vivono mammiferi, rettili, pesci e invertebrati tutelati dalla Direttiva Habitat dell’Unione Europea. La zona ospita in alcuni periodi dell’anno gli uccelli migratori, perché si trova allo sbocco della Valle d’Aosta e lungo la rotta migratoria che segue il margine meridionale delle Alpi. Dalle praterie del Pian della Mussa si possono ammirare i massicci rocciosi che circondano la conca naturale e il ghiacciaio della Ciamarella e si può osservare il volo del Biancone, del Falco pecchiaiolo, del Falco pellegrino, del Fagiano di monte, del Gufo reale e del Picchio nero. Se poi si è particolarmente fortunati si possono vedere il Gipeto e l’Aquila reale. Il sito di Scarmagno -Torre Canavese (Morena Destra di Ivrea) è apprezzato per i querceti, i castagneti, i boschi di ontano nero e di pioppo bianco. A pochi chilometri da Torino, il Monte Musinè e i Laghi di Caselette sono una delle aree piemontesi a maggiore biodiversità, con specie animali e vegetali rare a livello nazionale. I pendii del Musinè sono scoscesi e quasi privi di copertura vegetale. Le rocce hanno un tipico colore ferruginoso e il clima è più caldo di quanto ci si potrebbe attendere alle nostre latitudini e a quelle quote. A poca distanza, nei laghi di Caselette l’ambiente è boschivo e presenta zone paludose interessanti per la vegetazione acquatica, sia galleggiante che sommersa.

L’incremento di un turismo basato sul rispetto degli ambienti e sulla curiosità scientifica può aiutare l’opinione pubblica e gli amministratori locali a comprendere l’importanza della tutela naturalistica, da non vivere più come un limite ma come una ricchezza e un’occasione di sviluppo culturale, sociale ed economico; anche grazie alle opportunità offerte dai bandi europei e dal Piano di Sviluppo Rurale della Regione Piemonte.

Per saperne di più: http://www.cittametropolitana.torino.it/cms/fauna-flora-parchi/parchi-aree-protette

c.s.

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A GIUGNO?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare 2024" su Spreaker.
Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore|Premium