“Ero un poeta, un semplice / e ora sic et simpliciter / poetronico sarei, ma anche pittronico, / e scultronico, forse ormai teatronico / danzatronico e musicatronico”. Si definiva così il giornalista, scrittore, poeta e cineasta Gianni Toti, colui che inventò, negli anni ’80, il termine “poetronica”, per indicare il linguaggio che deriva da una calibrata commistione tra poesia, cinema e arte elettronica.
E proprio a questo connubio si rifà l’appuntamento di questa sera, che vedrà, negli spazi di Off Topic, un’innovativa sperimentazione artistica che unirà la poesia, l’elettronica e la “poetry slam” – una gara tra poeti contemporanei, nata negli Stati Uniti più di dieci anni fa e diffusasi recentemente in Italia, la quale prevede una competizione di poesia performativa tra sei autori, che si esibiscono solo attraverso la voce e senza il sostegno di alcun altro tipo di supporto.
L’evento, infatti, sarà suddiviso in tre fasi: si inizierà alle ore 21, nel CUBO, con la competizione tra i poeti coinvolti a cura de Atti Impuri Poetry Slam; alle ore 22.30, invece, nell’area Bistrò, il “poeta sonoro” Corgiat si esibirà coinvolgendo i migliori autori della serata – da lui prescelti –, in trenta minuti di improvvisazione e creazione in tempo reale; alle ore 23, infine, musica house e disco groove inonderanno nuovamente il CUBO con i dj set di Giorgio Valletta, Riccardo SCC e la special vocal guest Linda Messerklinger.
“Il nome del progetto – precisa l’ideatore e musicista, Max Magaldi – mi è venuto in mente operando una mera crasi tra “poesia” e “elettronica”. Solo confrontandomi con Alessandro Burbank – tra i fautori del movimento di “poetry slam” torinese, Atti Impuri – ho, poi, scoperto della sua passata coniazione: la curiosità mi ha, allora, spinto a saperne di più, constatando che la “poetronica” di Toti è alquanto vicina sia allo spirito con cui abbiamo creato il nostro progetto, sia a quello con cui Off Topic, in qualità di incubatore culturale, propone la sua personale visione”.
“Ora, dunque – conclude Magaldi –, dichiariamo di ispirarci liberamente alla visionarietà del giornalista, che, già negli anni ’80, postulava la necessità della poesia di innestarsi all’interno di tutte le altre forme artistiche, parlando di “danzatronica”, “musicatronica”, “teatronica” e così via”.
Un appuntamento dai tratti peculiari, quindi, che saprà coinvolgere gli spettatori in un mondo in cui i confini dell’arte divengono così labili e impalpabili da confondersi e dare luogo a prodotti nuovi e originali.
Roberta Scalise