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Centro | 20 febbraio 2019, 07:19

Lacrime di coccodrillo: Icardi e la Pro Piacenza hanno qualcosa in comune?

Sembra impossibile e certamente è paradossale, ma Maurito Icardi e la Pro Piacenza hanno qualcosa in comune. Le lacrime.

Lacrime di coccodrillo: Icardi e la Pro Piacenza hanno qualcosa in comune?

Sembra impossibile e certamente è paradossale, ma Maurito Icardi e la Pro Piacenza avrebbero qualcosa in comune. Le lacrime.

Dopo qualche capriccio e qualche incomprensione di troppo, culminate nella decisione della società di togliere dal braccio del campione argentino la fascia da capitano nerazzurro, per darla al portierone Samir Handanovic, cui il centravanti ha ribattuto con l'autoesclusione dall’imminente match di Europa League è da quello successivo di campionato, peraltro entrambi vinti dalla squadra milanese, la moglie-procuratrice Wanda Nara prova una commovente quanto teatrale retromarcia. Durante il programma Mediaset Tiki Taka, tra le lacrime che le salgono a strozzare in gola le parole, afferma che tutta la famiglia Icardi è nerazzurra e che Maurito tiene alla maglia e vuole rimanere all’Inter. Quanto siano spontanee e veritiere queste lacrime, sgorgate copiose quanto tempestive proprio in fase di rinnovo contrattuale, lo lasciamo decidere ai tifosi, che per quanto innamorati della loro squadra e quindi, per antonomasia, ciechi e sordi anche alla più luminosa delle evidenze, proprio scemi non sono. Manzonianmente lasciamo ai posteri l’ardua sentenza.

Dopo tre sconfitte a tavolino, per non essersi presentati in campo, causa dissesto finanziario ed economico societario, la Pro Piacenza, per evitare la radiazione, manda ad affrontare il Cuneo, per il campionato di Lega Pro, il minimo di giocatori indispensabile per regolamento, ovvero sette. A dare ulteriore gravità a questa decisione, si tratta di giovanotti del vivaio e ad un certo punto anche un massaggiatore si mette le scarpette e la maglia e partecipa alla partita. Il Cuneo, con un senso sportivo degno di Fabrizio Maramaldo, al termine del primo tempo conduce per sedici a zero, ma decide di continuare ad infierire anche nella ripresa, concludendo con il roboante punteggio di venti a zero ed uccidendo una squadra sportivamente morta.

A cadavere ancora caldo, si levano le lacrime delle prefiche, che parlano di scandalo per il calcio, di negazione dello sport ed annunciano di voler arrivare anche a considerare l'invalidazione della gara.

Ma qual’e veramente lo scandalo per il calcio, la negazione dello sport? Fermiamoci un istante a considerare che con l'ingaggio annuale di Icardi, probabilmente, di Pro Piacenza se ne mantengono una dozzina. E quindi, il vero scandalo, la vera negazione, null'altro è che la forbice aperta, anzi, spalancata, che impietosamente divide i ricchi dai poveri, dando ai primi tutto e negando ai secondi anche solo la speranza.

Ma siccome il calcio è il fedele specchio della società in cui viviamo, la forbice spalancata è anche il male che affligge il nostro Paese, il nostro mondo. Se è vero che nelle mani di un centinaio di Paperoni, sparsi in giro per il globo, ci sono più soldi di quanti ce ne siano nelle mani degli altri sette miliardi di umani che popolano il nostro pianeta, che quotidianamente lottano e soffrono per portare a casa una onesta pagnotta e al contempo, inconsapevoli, per riempire il piatto dei cento Paperoni di squisito companatico, ecco dove sta la radice del Male, con la M maiuscola.

Lungi da me fare del facile populismo o del veterocomunismo di cui nessuno sente la nostalgia, ma una più equa redistribuzione degli utili e dei guadagni, sia in campo calcistico che sociale, non guasterebbe certamente.

Ritornando a bomba nel nostro dorato pianeta calcio, dare ad ogni società delle serie maggiori più equilibrate possibilità di arrivare al successo, attraverso una equa spartizione dei diritti TV, non farebbe altro che rendere il campionato più livellato e quindi più interessante, con maggior incertezza sul risultato finale.

Cosi come creare, proprio grazie a questa maggior equità, un fondo di garanzia sufficiente, pronto ad intervenire in questi casi, per prevenire dissesti e fallimenti sempre più frequenti è sempre più annunciati, specie nelle serie minori, eviterebbe di arrivare a situazioni paradossali che suonano ad insulto dello sport e del buon gusto.

Siamo ancora in tempo a porre rimedio, ma è ora di agire, adesso o mai più, prima che ci si ritrovi tutti quanti, ancora, a versare e a commentare lacrime si, ma di coccodrillo.

Domenico Beccaria

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