Uno spazio immersivo in cui incontrarsi e scambiarsi esperienze, dove la performance generata tra gli astanti in un preciso momento diviene unica e irripetibile. Direttore d’orchestra e compositore, l’artista newyorkese Ari Benjamin Meyers porta per la prima volta in Italia la personale In Concert, singolare esposizione che unisce la musica alla rappresentazione scenica nello spazio. E lo fa eleggendo le OGR di Torino a culla metropolitana e ferroviaria di una diversa concezione dell’arte: “Non si tratta tanto della performance in sé o di per sé e nemmeno dell’idea che si performi qualcosa per gli altri, ma piuttosto dello spazio che si apre all’intersezione tra pubblico, musicisti, e musica”, spiega descrivendo il suo lavoro.
Fino al 14 aprile 2019, in collaborazione con Kasseler Kunstverein, Meyers espone al Binario 1 in un allestimento a cura di Valentina Lacinio e Judith Waldmann.
Il visitatore viene accompagnato oltre qualsiasi limite o confine tipico della musica occidentale tradizionale, attraversando una pluralità di interazioni ed esperienze sociali differenzi. Nei lavori presentati dall’artista si riduce così la distanza tra interpreti, eliminando il divario tra la parte “attiva”, il mittente, e quella “passiva”, il destinarario. Ciò che si viene formando è quindi un rapporto autentico tra interpreti, pubblico e musica.
Il titolo della mostra In Concert evoca le origini latine del termine concerto, la cui etimologia richiama la consonanza di voci e suoni, all’atto di compiere un’azione comune. Durante le sei settimane di mostra, un gruppo di otto performer porterà quindi in scena una selezione delle opere di Meyers. Una meta-partitura, composta dall’artista, stabilisce la struttura dell’intero progetto e ne scandisce il ritmo: Serious Immobilities(2013), fulcro della mostra, Duet (2014) e The New Empirical (840hz) (2013) sono opere partecipative in cui il visitatore è invitato a interagire.
In occasione della sua personale in Italia, Meyers presenterà anche al pubblico delle OGR, per la prima volta in assoluto, K-Club, opera ideata appositamente per la mostra, in linea con la duplice natura delle ex officine, spazio per la sperimentazione di arte e musica. L’opera vuole capovolgere l’esperienza del clubbing: il visitatore, non più individuo tra la folla, grazie a K-Club si ritrova solo nella Sala Fucine e diventa protagonista unico di un intimo pas de deux con il dj.