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Cultura e spettacoli | 12 settembre 2019, 19:19

Per i suoi trent’anni, il Massimo diventa più “museo”. Toffetti: “Guardare al passato, ma con occhio innovativo”

Dal 26 settembre al 1° ottobre, ricca programmazione con il “Birthday Party”. Rinnovata l’offerta della Sala Rondolino

Per i suoi trent’anni, il Massimo diventa più “museo”. Toffetti: “Guardare al passato, ma con occhio innovativo”

Un restyling estetico della sale, un ammodernamento tecnologico per migliorare la qualità delle proiezioni, una nuova programmazione dedicata ai film esclusi dai grossi circuiti. Sono almeno tre i grandi regali che il Cinema Massimo, per i suoi primi trent’anni di attività, fa a se stesso e agli spettatori, dopo più di 20 mila film proiettati finora e oltre 3 milioni e mezzo di biglietti strappati.

“Il panorama cinematografico attorno a noi si è trasformato, in tutto questo tempo”, ha spiegato il presidente del Museo Nazionale del Cinema Sergio Toffetti. “Il Massimo ha accompagnato questa evoluzione conservando la fiducia nel cinema su grande schermo, senza anacronistiche opposizioni alle nuove tecnologie. Oggi è una delle sale più versatili d’Europa, avendo a disposizione non soltanto i formati video e il digitale in 4K, ma conservando anche la possibilità di proiettare la pellicola in 16 e 35mm. Alle retrospettive, da anni si è affiancato un dialogo costante con il cinema d’autore contemporaneo. Ma questa proiezione in avanti acquista spessore se continua a convivere con il gusto di guardare all’indietro, per tenere desta la memoria del cinema passato”.

Ecco perché, compiuto il trentennale, il Massimo si farà più “museo”, suggellando il suo ruolo di multisala ai piedi della Mole Antonelliana, cambiando presto nome in Massimo – MNC. Tra le iniziative proposte sotto questo cappello, è già stata annunciata una mostra, a novembre, su Gillo Pontecorvo, con la proiezione del suo primo lungometraggio “La grande strada azzurra” (1957).

I festeggiamenti effettivi si apriranno il 26 settembre in Sala Soldati con il primo appuntamento dell’esclusivo “Birthday Party”, che proseguirà fino al 2 ottobre. Un compleanno che racchiude in sé diverse ricorrenze (come l’anniversario della rivoluzione rumena in “Palombella rossa”, in sala il 1° ottobre, i 60 anni di “I 400 colpi”di Truffault, in programma il 30 settembre, e i 70 di “Riso amaro”, il 2 ottobre). La rassegna – che comprende anche diversi restauri da poco presentati nei grandi festival internazionali, oltre alla visione di alcune pellicole delle collezioni del museo – vedrà come ospiti d’onore Barbet Schroeder e Béla Tarr. Ad aprire e chiudere il cartellone, curato da Stefano Boni e Grazie Paganelli, due suggestive sonorizzazioni: “Le Révélateur” di Philippe Garrel, con accompagnamento dal vivo dei Tiresia, coprodotto con il Pesaro Film Festival, e “La Passione di Giovanna d’Arco” di Carl Theodor Dreyer, musicato da Stefano Maccagno e Max Viale, con la voce recitante di Eleonora Giovanardi.

Si parlava di ammodernamento e restauri. Da quel 27 aprile 1989, a pochi anni dalla tragedia del Cinema Statuto, quando il Massimo venne inaugurato con la proiezione di “Occhi che videro”, di Daniele Segre, molto è cambiato. Dopo il decennio di programmazione guidata da Roberto Turigliatto prima e da Sergio Toffetti poi – dove le prime visioni si affiancarono alla cineteca –, dal 2001 il Massimo ha aumentato esponenzialmente il numero di spettatori, anche grazie all’accoglienza di tre prestigiose kermesse quali il Torino Film Festival, Cinemabiente e Lovers.

Ma le vere novità sono arrivate quest’anno, con le tre sale ribattezzate in omaggio a grandi nomi baciati dalla Settima Musa: Cabiria, Soldati e Rondolino. E proprio quest’ultima è attraversata, già a partire da questo mese, da una ventata di freschezza e dinamismo, proseguendo le prime visioni, ma ospitando anche titoli che difficilmente trovano spazio nella grande distribuzione commerciale.

Tra le ulteriori modifiche apportate, sedute nuove di zecca in tutte le sale, raddoppiamento dei posti per disabili e un nuovo sistema di sonorizzazione dal vivo, per immergersi ancora più a fondo in quel patto di magica finzione tra lo schermo e lo spettatore.  

 

Manuela Marascio

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