Tutti in piedi sui banchi per i trent’anni dell’Attimo fuggente. Si apre così la stagione 2019/20 del Teatro Superga di Nichelino, con il film cult che ha consacrato Robin Willimas per la prima volta su un palcoscenico italiano. Non a caso la stagione quest’anno è intitolata “Carpe diem”, omaggio alla celeberrima massima latina del poeta Orazio, declinata nelle forme più eterogenee all’interno della filosofia occidentale fino ai nostri gorni. Lo spettacolo, in scena questa sera, è una produzione STM – Scuola del Teatro Musicale di Novara, per la regia di Marco Iacomelli, che vede l’adattamento firmato dallo stesso Tom Schulman, Premio Oscar per la sceneggiatura originale del film.
Nel ruolo del professor John Keating, Ettore Bassi, che non nasconde l’entusiasmo per la trasposizione teatrale di un’opera ancora oggi iconica e imperitura: “Rincorrevo questo ruolo da tempo – racconta –, e quando ho saputo che la STM aveva intenzione di metterlo in scena, mi sono subito proposto. L’ho sempre visto come un personaggio che sentivo mio e volevo interpretare. Ecco perché posso dire di aver vissuto davvero il progetto in prima persona. Tutti noi abbiamo messo una grande attenzione e cura nel trattare l’opera, consapevoli di confrontarci con una vera montagna da scalare, un film generazionale che richiede innanzitutto rispetto. Ma la garanzia era data fin da subito dal copione scritto dallo stesso sceneggiatore. La regia, di conseguenza, è stata molto sobria, tutti gli attori, in primis i giovani studenti, si sono dimostrati veramente dediti al lavoro svolto, oltre che pieni di entusiasmo, furore e quella giusta innocenza necessaria per entrare nella Welton Academy”.
La pièce vuole di fatto trasmettere la stessa forza e passione del film ma senza emulazione, trasponendo anzi negli anni Duemila quei messaggi che tanto infuocarono gli adulti e adolescenti di allora, tra l’amore per la letteratura, il coraggio di credere in se stessi, il valore dell’amicizia e della fiducia. “La qualità principale di un’opera del genere – commenta Bassi – è che non ha tempo, al pari della Divina Commedia o dell’Odissea. Sono temi universali che riguardano tutti, sempre. L’Attimo fuggente parla della dignità di ogni individuo nel potersi esprimere senza nascondere la sua vera natura. Il professor Keating, in questo senso, è una guida. Ognuno di noi spera, nella vita, di incontrare a un certo punto qualcuno che ci indichi la strada. E ancora più forte questo bisogno lo avvertono i ragazzi, che hanno di fronte a sé un lungo cammino da percorrere”.
E se oggi, a cinque anni dalla sua scomparsa, Robin Williams resta un mito cinematografico ineguagliabile, l’incontro e il confronto con la sua attorialità sui generis non hanno affatto rappresentato un peso, nell'approcciarsi al testo teatrale. “Per lui provo un senso di forte amicizia e fratellanza – conclude Bassi –, e cerco di raccoglierne l’eredità di intenti, un po’ come se fossi un nipotino scapestrato che omaggia lo zio, onorandolo per quello che ha fatto. La scena dell’Attimo fuggente che ho più nel cuore è senza dubbio il finale, con l’intera classe che sale sui banchi per salutare il suo professore. Ecco, lì è racchiuso il messaggio dell’intera storia: Keating dà agli studenti un insegnamento fornendo loro un esempio, quello di trovare strade alternative da percorrere, scegliendo un altro punto di vista da cui insegnare. Ecco, il valore di una qualsiasi lezione risiede in questo: diventare emblema, non tanto con le parole, ma con i fatti, per qualcun altro”.