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Eventi | 14 febbraio 2020, 07:41

Marchioni porta in teatro i ladruncoli di Monicelli: "Storia necessaria: la povertà è ancora una piaga"

In scena dal 14 al 16 febbraio, al Teatro Alfieri di Torino, "I soliti ignoti", tratto dal capolavoro del 1958

Marchioni porta in teatro i ladruncoli di Monicelli: "Storia necessaria: la povertà è ancora una piaga"

Rubare è un mestiere impegnativo, ci vuole gente seria”. Era il 1858 quando un intero Paese accolse con risa e commozione l’arrivo sui grandi schermi del film caposcuola del caper movie all’italiana. I suoi eroi erano gente semplice, ladruncoli sgangherati, criminali da strapazzo. Peppe, pugile balbuziente in disarmo, Tiberio, un papà che guarda il figlio mentre la moglie è in galera, Mario, bonaccione perditempo, il siciliano Ferribotte e l’affamato Capannelle. E, su tutti, il “maestro” Totò. Tutt’oggi amatissima e imprescindibile nella cinematografia, quella pellicola riprende vita sul palcoscenico.

Fa tappa questa sera fino a domenica 16 febbraio, al Teatro Alfieri di Torino, la prima versione teatrale del capolavoro di Mario Monicelli I soliti ignoti, diretta da Vinicio Marchioni e inserito nella rassegna “Grande prosa” del cartellone Torino Spettacoli. In scena, le gesta maldestre ed esilaranti del noto gruppo di ladri improvvisati, che fanno rituffare lo spettatore nell’Italia in bianco e nero del dopoguerra e del boom economico. L’adattamento del film, firmato Antonio Grosso e Pierpaolo Piciarelli, è fedele alla sceneggiatura originale, senza rinunciare a sapienti aggiunte e riprese che attualizzano l’opera parlando ai giorni nostri. A incarnare i ruoli “sacri” di Marcello Mastroianni, Vittorio Gassman e Totò, oltre allo stesso Marchioni, attori del calibro di Giuseppe Zeno e Augusto Fornari.

Un film che ha segnato la mia vita – spiega il regista –. Come uomo, mi sono divertito e commosso di fronte alle peripezie di questo gruppo di scalcinati ladri. Come attore, mi sono esaltato davanti alla naturalezza dei protagonisti. E, come regista, ho amato il perfetto equilibrio con cui Monicelli rende un argomento drammatico in modo leggero. Così, l’idea di curare l’adattamento teatrale del film mi ha immediatamente conquistato. È una storia bella e necessaria, che ci parla del presente immergendoci nel passato”.

La povertà del dopoguerra – sottolinea ancora Marchioni – è una piaga che resiste ancora oggi, sebbene in altre forme, in tante zone d’Italia. Vorrei restituire sulla scena l’urgenza sentita dai personaggi di superare la miseria che li affligge, insieme alla vitalità indistruttibile e alla magia di un’Italia passata verso la quale proviamo nostalgia e tenerezza”.

Spero che gli spettatori - conclude possano uscire dal teatro con gli stessi sentimenti che provo io dopo una visione del film: divertiti, commossi e perdutamente innamorati di quei personaggi indimenticabili. Adattare un classico è sempre una sfida rischiosa e difficile. Ma sono le sfide che vale la pena vivere, insieme ai miei compagni di strada”.

Manuela Marascio

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