Documentare l'impatto della tecnologia nel nostro quotidiano, reduci da un anno che ha modificato radicalmente le nostre abitudini, costringendoci a una mediazione costante con il mondo esterno attraverso strumenti di ultima generazione. Con Humanizing Technology, il Circolo del Design di Torino, che oggi riapre al pubblico, ha deciso di porre l’attenzione su un tema ormai sempre più rilevante, che necessita di una rifondazione del pensiero e delle pratiche sviluppate attorno all’utilizzo delle tecnologie e al modo in cui l’uomo interagisce con esse.
Si tratta dei designer dell’interazione, creatori di tecnologie interattive per il lavoro, il gioco, la socialità, i servizi pubblici. Servizi digitali progettati in senso umanistico, appunto, mettendo l'uomo al centro del processo, passando "da un approccio progettuale incentrato sulle persone a un approccio incentrato sul pianeta". Lo sostiene Jan-Christoph Zoels, curatore della mostra EASY AS A KISS: humanizing technology through design. Vision, story and impact of Interaction Design Institute Ivrea è un omaggio alla storia dell'istituto, fondato nel 2000, che per cinque anni si è dedicato allo sviluppo e alla diffusione dell’allora nascente disciplina dell’interaction design. Una vicenda che all’inizio del millennio ha posto la città eporediese al centro della mappa mondiale dell'innovazione, combinando modelli sperimentali di didattica e avanguardia progettuale con la cultura olivettiana, e attraendo talenti da tutto il mondo.
Qui sono nati progetti tutt’ora utilizzati e divenuti universali come Arduino e Processing. Sempre qui si è formata la disciplina che ha reso possibile alcuni servizi che utilizziamo quotidianamente, come il car sharing, i pagamenti tramite app e le prenotazioni di servizi online. La stessa metodologia che ha delineato l’approccio progettuale e gli strumenti che hanno modificato la nostra presenza online, come i pulsanti like, la gestualità delle nostre dita sugli schermi e una codifica d’uso che ci consente di muoverci in modo disinvolto all'interno di tutti i siti web.
Sei le sezioni della mostra. In apertura viene presentata la filosofia progettuale di Interaction-Ivrea, sviluppatasi e praticata nei corsi magistrali e durante le sue attività di ricerca, che si concentrava sia sul “progettare la giusta cosa” (un’invenzione ragionata) sia sul “progettare nel modo giusto” (una realizzazione attenta dell’esperienza interattiva dell’utente). Nella seconda sala sono esposti alcuni oggetti storici, come Ergonomics at Olivetti di Bruno Scagliola, un libro in due volumi pubblicato nel 1981 che raccoglie di studi sull’ergonomia condotti dalla Olivetti, il poster Save our Planet, Save Our Cities! di Buckminster Fuller del 1971, e Programma 101, la macchina di calcolo presentata come desktop computer commerciale programmabile e per questo definita da molti come il primo «personal computer» della storia.
Segue un percorso temporale che presenta il contesto, le sfide e il progetto, raccontando cosa stava succedendo nel mondo e in Italia e come hanno risposto studenti e docenti nel corso di quegli anni. Mentre i protagonisti della quarta sezione sono dieci video inediti prodotti da Circolo del Design che, attraverso le voci di ex-studenti di Interaction Design Institute, raccontano cosa significhi essere interaction designer, ma soprattutto essere cittadini di un mondo connesso.
Nella quinta parte sono messi in mostra i vincitori del concorso studentesco di design “Our Data and Global Wellbeing”, in collaborazione con l’Interaction Design Association (IxDA). Infine, la sesta accoglie una selezione di 20 progetti da una call del Circolo, realizzati facendo ricorso all’interaction design negli ultimi 15 anni: tra i tanti, ToNite, #EGIZIO2015, Lavazza Deséa e Arduino.