Il digitale e il suo impatto sui lavori di tutti i giorni. Tradizionali e non. Non è più un sospetto: è un fenomeno definito con chiarezza. Tanto da "meritare" un Osservatorio permanente apposito, che il Dipartimento di Management dell’Università di Torino ha deciso di dedicare in particolare alle professioni contabili.
Se da un lato, infatti, la digitalizzazione nelle professioni contabili rappresenta un passo indispensabile per rendere più efficiente il lavoro, è altrettanto vero che le nuove tecnologie richiedono competenze e formazione. In tutta Italia si contano 4 milioni di imprese e circa 110mila commercialisti che le assistono: uno squilibrio che il ricorso a soluzioni tecnologiche può "aiutare".
La fatturazione elettronica? Piace sempre di più
La ricerca (che proseguirà anche nei prossimi mesi: è possibile contribuire compilando questo questionario) conferma l’apprezzamento degli studi italiani per il ruolo innovativo della fatturazione elettronica nel formato XML, che ha ulteriormente aperto la strada alla contabilizzazione massiva e automatizzata. Tra le funzioni più gradite c’è l’integrazione all’interno dei software delle aree contabili, fiscali e del bilancio e la redazione automatica della nota integrativa. Tuttavia, nella maggior parte degli studi, la contabilizzazione delle fatture viene eseguita attraverso la lettura dei dati per riga, operazione che potrebbe esser resa più semplice, veloce e sicura con sistemi automatici. Resta poi marginale l’analisi dei dati, argomento basilare per l’evoluzione della professione in senso consulenziale.
La ricerca: 8 su dieci non sfruttano tutto il potenziale
I dati dicono che se da un lato la rivoluzione bussa alle porte, non sempre all'interno c'è chi è in grado di aprire e affrontarla. Addirittura quasi 8 addetti su 10 (78%) ritengono - per quanto riguarda i software utilizzati - di non conoscere tutte le funzionalità.
Come fare? Quasi un addetto su due (47%) si aspetterebbe una maggiore attività informativa da parte delle software house, mentre un 35% sarebbe pronto a una auto-formazione su documentazione e tutorial.
Il futuro, infine, si chiama Intelligenza artificiale (e non solo). Il 74% degli addetti intervistati è pronto ad applicare l’IA al proprio lavoro, mentre il 61% dichiara di voler applicare la blockchain.
Resta un "freno" all'innovazione
Il 96% degli intervistati riconosce il collegamento positivo tra investimenti ed efficienza. Ma c'è qualcosa che fa da freno. "C’è una insidiosa rigidità, una tendenza a restare legati a forme di lavoro tradizionali per quanto siano proprio queste a schiacciare lo sviluppo della professione e a creare situazioni di burn-out, anche drammatiche – spiega Paolo Biancone, professore ordinario di Economia Aziendale e Finanza e presidente del Corso di Studi in professioni contabili dell’Università di Torino –. A questo si somma la difficoltà a orientarsi nella varietà di offerte, nella scelta della soluzione più idonea alle proprie esigenze. D’altronde la digitalizzazione è sempre più diffusa in innumerevoli campi: contabilità e bilancio non possono fare eccezione. Per questo portiamo avanti un programma di diffusione della cultura della digitalizzazione e dell’impiego dell’Intelligenza Artificiale".
"Siamo di fronte a un nuovo inizio"
Il cambiamento è accompagnato da scetticismo, "ma da studiosi siamo certi di trovarci di fronte a un nuovo inizio, che risponde ai sentimenti più comuni rilevati dalla nostra ricerca, percepibili nelle giornate lavorative: la confusione, anche a causa di un legislatore sin troppo produttivo, e la frustrazione da ripetizione di attività". Quali sono le strade da percorrere? Occorre che gli studi professionali si avvalgano di sistemi che consentano la contabilizzazione veloce e massiva, di software capaci di apprendere. "Parliamo di robotizzazione e intelligenza artificiale, applicazioni in tema di elaborazione dati, come il software PowerBi, in grado di proporre i mastri contabili in fase di registrazione fatture – precisa Biancone –. Inoltre va introdotto l’uso della blockchain che, sebbene molto studiata a livello di letteratura scientifica dai ricercatori internazionali, nella pratica non trova conoscenza diffusa".