Un giro nel centro di Torino, in pieno agosto, svela una realtà che un tempo sarebbe stata considerata fantascienza. Abituati per decenni a una città deserta, saracinesche abbassate e attività che girano al minimo per garantire l'indispensabile, i residenti strabuzzano ancora gli occhi vedendo in questi giorni di caldo e di afa le vie del centro che ospitano e coccolano turisti, soprattutto stranieri.
Da via Roma a piazza San Carlo, da piazza Castello a via Po, via Garibaldi e lungo quel che resta (in questo periodo) del Po. La città della Mole trova nuove conferme sulla sua vocazione turistica e se ne compiace, dopo anni passati a rivendicare un talento che in pochi erano disposti a riconoscerle, etichettandola più superficialmente alla grigia metropoli industriale.
Dehors e portici come rifugio contro il caldo
Alberghi con ottimi risultati (in attesa che con il Ferragosto torni anche la Serie A e quindi qualche trasferta di tifosi in gita a Torino), ma l'impressione si coglie anche osservando i portici con visitatori in cerca di ombra, i dehors dei bar con famiglie dai lineamenti stranieri che assaporano le specialità locali in attesa di ripartire per la prossima tappa da scoprire in città e tante persone che osservano, passeggiando, rapite da tesori nascosti rispetto a quelli molto più pubblicizzati di città d'arte come Roma, Firenze o Venezia.
Comitive e gruppi (anche in bici)
Grandi comitive in ascolto della guida davanti alle chiese di piazza San Carlo, ma non solo: ci sono anche gruppetti di 8-10 persone che si muovono in bici (tutte uguali, blu). E poi ci sono le famiglie, che con la cartina in mano cercano di orientarsi, tra il museo Egizio e Palazzo Carignano.
Una sensazione nuova, per la città. Che impone ritmi e ragionamenti diversi rispetto a un passato ancora recente in cui anche il centro chiudeva per ferie. Ora occorre reinventarsi, riorganizzarsi. Attrezzarsi per diventare quel che Torino ha sempre sognato di essere: una città (anche) turistica.