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Cultura e spettacoli | 26 dicembre 2023, 12:24

Da piazza San Carlo a Palazzo Cisterna: tutti i luoghi più gettonati dai set cinematografici in città

Davide Spina, location manager di Film Commission Torino Piemonte, racconta quali sono gli ambienti più richiesti dai registi: "Nonostante i disagi che possono creare le riprese, la città si è poi sempre dimostrata accogliente"

Da piazza San Carlo a Palazzo Cisterna: tutti i luoghi più gettonati dai set cinematografici in città

 

Il cinema a Torino ormai i dati lo confermano è in ascesa. Tante le produzioni che negli ultimi anni hanno scelto il capoluogo sabaudo per le proprie riprese: dal kolossal Fast and Furious alla serie Netflix Lidia Poët. 

Ma perché la città e così richiesta e quali sono le location più gettonate? 

Ce lo ha raccontato, Davide Spina, location manger per Film Commission Torino Piemonte che vanta un’esperienza ormai decennale e ha lavorato a diverse produzioni tra cui Cuori, Non uccidere, Venuto al mondo.

“La grande forza di Torino è l’attrattiva per i film d’epoca, soprattutto quelli Ottocenteschi: abbiamo strade e palazzi dal forte richiamo storico adatto per questa tipologia di film” spiega.  

Quali sono i luoghi più richiesti?
“Per quanto riguarda gli esterni ormai da vent’anni usiamo piazza Palazzo di Città, che ricorda la Francia, ma anche contenti come quello di Londra, e poi piazza Carlo Alberto, piazza San Carlo, anche se quest’ultima spaventa un po’ per la sua grandezza che richiede molte comparse e molti mezzi. Ma c’è anche il Valentino, con il suo fascino d’epoca ma anche contemporaneo, così come i Giardini Rocciosi. In generale le strade del centro sono molto gettonate. Quest’estate abbiamo avuto tre produzioni una di seguito all’altro da incastrare: Lidia Poet, Gattopardo, Montecristo. È stato difficile ma ce l’abbiamo fatta senza problemi, vuole dire che la città c’è. Una volta c’era anche il mondo della Cavallerizza, che da diversi anni non è più utilizzabile. Lì abbiamo girato tanto, ad esempio tante scene di venuto al Mondo, di Sergio Castellitto e con Penelope Cruz”. 

“Sugli interni - aggiunge - invece giriamo molto a Palazzo Reale, alla Reggia di Venaria, al Castello d’Agliè, alla Villa della Regina e alla Palazzina di Caccia di Stupinigi. Tutte le regge reali sono disponibili e realizzabili. Hanno un potere attrattivo molto forte.   Palazzo Cisterna anche è stata utilizzata da tantissimi film come palazzo ministeriale, ci siamo passati con tre film uno dopo l’altro a pochi giorni di distanza. Poi c’è Palazzo Barolo, Palazzo Borgaro, sono tutti palazzi che prestano e si prestano ai set. Ultimamente anche le Carcere Le nuove sono molto richieste perché comoletamente vuote. Qui abbiamo girato tanto per Lidia Poët ma anche per Il Re di Giuseppe Gagliardi. Il mondo delle caserme riserva poi tante sorprese. L’ospedale usato in Cuori ad esempio, è un vecchio ospedale militare, la Caserma Riberi, su corso Orbassano”. 

Ci sono luoghi che si adattano anche alle riprese moderne? 

“Ci sono i Docks Dora, se serve un contesto industriale, usato ad esempio per Astrologia per Cuori Infranti, e poi i Poveri Vecchi un edificio su corso Unione Sovietica in cui si è girato di tutto. Diciamo che si facciamo un po’ più di fatica però qualche soluzione ce l’abbiamo, dalla Lavazza al Campus Einaudi, fino alle Ogr Torino”.

Ci sono state occasioni in cui trovare una location adatta è stato difficile?  

“Spesso certe location non sono disponibili quindi occorre inventarsi una location per un’altra. Ricordo che dovevamo trovare una hall di un aeroporto per Cuori 2. Doveva essere in stile anni ’70 e alla fine abbiamo adattato il Regio.  Per Uomini d’oro, abbiamo dovuto cercare un luogo molto scenico che ricreasse un ufficio postale, abbiamo usato un corridoio del Palalpitour ed per gli esterni la strada tra via Verdi e Palazzo Nuovo. Insomma, ogni tanto occorre inventare degli ambienti che servono a tutt’altro”. 

Quali sono i periodi in cui c’è più fermento?
“Nel periodo invernale si lavora di meno rispetto alla primavera e l’estate anche solo per una questione di luce e di fotografia. Ha una sua stagionalità ovviamente, ma abbiamo più produzioni distribuite nel tempo”.  

Avete lavorato anche per il kolossal Fast and Furious, come è stato? 

È stato un lavoro certosino soprattutto nel contattare le attività per la gestione delle strade e dei rapporti con la cittadinanza. Buona parte dei location manager di Film Commission erano impegnati su quello. Un lavoro enorme di permessi anche solo per i droni, per le gru, che avevano un peso particolare, ogni percorso era studiato, autorizzato.

Serviva una città con un fiume e tanti ponti, Torino si prestava ed è stata scelta. È stato un grande volano per la città perché anche se non era citata era riconoscibile. Avere una produzione così all’anno e saremmo felicissimi!”. 

Negli ultimi dieci anni la macchina produttiva del cinema torinese si è intensificata? 

“Si è certo, si è creata una struttura molto solida che consente una quantità di produzioni che prima non era pensabile anche per numero di maestranze e di casting. La film Commission è stato un elemento importantissimo in questo sviluppo delle produzioni. La città si è poi sempre dimostrata accogliente. Tutto è rivolto a creare una città del cinema. In italia dopo Roma, come città del cinema c’è Torino”. 

 

Chiara Gallo

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