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Attualità | 05 luglio 2017, 16:00

Al colle delle Traversette sul Monviso si cerca la prova del nove del passaggio di Annibale

Il geomorfologo Mahaney con un'equipe internazionale compirà ricerche per tre settimane tra il Pian del Re e colle delle Traversette: il ricercatore da vent’anni è convinto che il condottiero cartaginese passò da questo colle del Monviso

Bill Mahaney, geomorfologo e professore emerito della York University di Toronto

Bill Mahaney, geomorfologo e professore emerito della York University di Toronto

Sono riprese le ricerche di Bill Mahaney, geomorfologo e professore emerito della York University di Toronto, che tra il Pian del Re e il Colle delle Traversette nel gruppo del Monviso, cerca la prova del nove del passaggio di Annibale, avvenuto nel 218 avanti Cristo.

Il grande generale cartaginese non ha lasciato documenti e la letteratura non scioglie i dubbi sull’area della traversata nelle Alpi, con un esercito diretto a Roma composto da 30 mila uomini, 10 mila cavalli e una quarantina di elefanti. Ma il professore arrivato in loco martedì scorso con il suo assistente e altri due ricercatori lavora a questa tesi da vent’anni, con continuative ricerche nell’area.

Nella spedizione in atto, Mahaney sta compiendo una serie di carotaggi nel terreno, profondi anche un paio di metri, per individuare lo strato di terra che corrisponde all’epoca del passaggio: 2.200 anni fa, racconta il dottor Marco  Rastelli Guardia parco del Parco del Monviso che segue da vicino la ricerca. L’Ente ha concesso i permessi e le autorizzazioni allo staff di scienziati.

L’ex direttore di Geomorfologia dell’Università americana, dopo aver analizzato la topografia e l'ambiente dei tre possibili percorsi, è convinto che Annibale scelse la via “meridionale” che passa per il Queyras e le Traversette, individuando in questo valico naturale, a  2.950 metri appena sopra il Buco di Viso, il passaggio del condottiero.

A sostegno della tesi prove geologiche, topografiche e ambientali che corrispondono alla descrizione del percorso nella letteratura antica. Il versante  italiano della valle è l’unico infatti nell’arco alpino occidentale con un deposito di roccia a due livelli, afferma il professore, proprio come descrive Polibio che raccontò le imprese di Annibale nel 150 a.C. e come si legge negli scritti di Tito Livio. Anche il conteggio dei “tempi di spostamento” di un esercito di questo tipo, fa cadere la scelta sull’itinerario della val Po, il più diretto per raggiungere l’Italia settentrionale dal Bacino del Rodano. Polibio descrisse inoltre una splendida vista dall’alto sulle pianure e la neve.

Sempre a supporto della tesi nel 2016 una ricerca della Queen University di Belfast firmata dal microbiologo Chris Allen, diffuse la notizia del ritrovamento, sotto decine di centimetri di terra e nella valle in questione, di un esteso accumulo di sterco equino conservato da antichi batteri, datato al Carbonio14 proprio al periodo cronologico della traversata: una quantità di feci compatibile solo con un grande numero di mammiferi, come quello di un esercito.

La prova del nove sarebbe ora l’individuazione di sterco di elefante. Uno dei ritrovamenti importanti di alcuni anni fa è la scoperta di un fossile di batterio che vive nello stomaco del pachiderma.

Le ricerche dell’equipe internazionale al Pian del Re, altre a voler dare un contributo alla controversa e mai risolta questione della rotta di Annibale, che se passò davvero dalle Traversette compì un’ impresa a dir poco epica per la ripidità e la dimensione ridotta del sentiero, servirà anche a studiare i movimenti geologici di questa parte dell’arco alpino.

R.G.

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