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Aurora / Vanchiglia | 08 aprile 2018, 12:30

San Pietro in Vincoli, ora i comitati attaccano Marco Grimaldi

Lettera aperta al consigliere regionale di SI-LeU, che qualche giorno fa ha chiesto di bloccare il trasferimento del mercato di libero scambio di Canale dei Molassi: “La sua idea di lasciare le cose come stanno è offensiva”

San Pietro in Vincoli, ora i comitati attaccano Marco Grimaldi

Non si placa la protesta di comitati e residenti di San Pietro in Vincoli, che dopo le lettere all’Arcivescovo Nosiglia e alla sindaca Appendino si rivolgono direttamente anche a Marco Grimaldi, consigliere regionale di Liberi e Uguali, che ha chiesto di non concedere le aree di Tne per ospitare il mercato del libero scambio (la società è partecipata al 48% dalla Regione Piemonte). Grimaldi ha poi sottolineata l’importanza di lasciare il mercato del libero scambio lì dov’è per ragioni storiche.

“Fare riferimento a una sorta di vocazione all’integrazione – hanno scritto i comitati di San Pietro in Vincoli in una lettera – ci pare una lettura storica molto parziale. Lì i doganieri fermavano i convogli facendo pagare una tassa di ingresso e obbligandoli a fermarsi per la notte se arrivavano troppo tardi […] l’area stessa nel tempo si è trasformata nel ricettacolo di piccoli delinquenti”. La lettere prosegue identificando l’area comprea tra corso Regina Margherita, via Milano, via Garibaldi e corso Valdocco come primo quartiere di arrivo per gli immigrati dal sud Italia, con l’obiettivo di contestare le dichiarazioni di Grimaldi in merito alla vocazione all’integrazione di Borgo Dora e San Pietro in Vincoli.

“Noi pensiamo invece – proseguono i comitati – che sia legittimo aspirare a far sì che il territorio nel quale si vive non debba patire all’infinito i danni e i guasti di una cattiva amministrazione, quella stessa amministrazione che senza consultare nessuno ha voluto paracadutare nel Canale Molassi e nel parcheggio di San Pietro in Vincoli l’esperienza del mercato di libero scambio, che è ben presto divenuta distruttiva e dirompente per il micro tessuto sociale dei residenti e dei commercianti del luogo”.

“La Sua idea di lasciare le cose come stanno - concludono – è perlomeno offensiva, se non addirittura priva di qualunque capacità d’ascolto e di progettazione del futuro, cosa che ci fa mal sperare della Sua capacità di ricoprire la funzione istituzionale che Lei oggi occupa”.

Paolo Morelli

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