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Collegno-Rivoli-Grugliasco | 25 aprile 2019, 17:48

A Collegno il 25 aprile si commemora ricordando la storia e i suoi caduti: "Il fascismo è un crimine" [FOTO]

Cirella (Anpi): "Non celebrare questa Festa vuol dire negare la storia e Collegno non dimentica". Il sindaco Casciano: "Abbiamo il dovere di dire da che parte stiamo e quali valori promuoviamo"

A Collegno il 25 aprile si commemora ricordando la storia e i suoi caduti: "Il fascismo è un crimine" [FOTO]

Collegno celebra il 25 aprile ricordando la storia. In città la festa della liberazione è iniziata con la messa al sacrario dei caduti officiata da Don Teresio, con il consueto omaggio alle lapidi che ricordano i defunti delle associazioni, al cui termine si è formato il corteo con la Banda Musicale che ha percorso viale Piemonte, via Bendini, viale XXIV Maggio, piazza della Repubblica per arrivare infine in piazza del Municipio.

Ad aprire la cerimonia è stato Ottorino Cirella, presidente dell'ANPI sezione Collegno, che ha affermato "Scegliere di non celebrare il 25 aprile significa negare la storia. Collegno c'è, Collegno non dimentica".  

"Il nostro pensiero va ai tanti che hanno combattuto. Penso a Luciano Manzi, Cesare Mondon, i tanti partigiani che ci hanno insegnato cosa vuol dire democrazia - ha dichiarato il sindaco Francesco Casciano -. Questa piazza significa che il 25 aprile è vivo e lo dobbiamo ricordare. Noi abbiamo il dovere di spiegare che il fascismo è un crimine. Dobbiamo dire da che parte stiamo e quali valori promuoviamo. Questa è la nostra Collegno". 

Il primo cittadino ha inoltre voluto ricordare i murales realizzati dagli artisti del progetto di Street Art, due dei quali hanno deciso di rappresentare la storia e dedicare la propria arte al ricordo dei 68 martiri. "Hanno scelto di rappresentare un pezzo della storia di Collegno e hanno regalato alla città un pensiero ai 68 martiri. In uno sono rappresentate le 68 case a cui questi giovani non hanno fatto ritorno, ma che sorreggono la speranza di un mondo migliore, nell'altro, all'uscita della metropolitana, ci sono delle mani strette che significano appartenenza alla comunità. Un modo di comunicare alle giovani generazioni ciò che è accaduto".

Diana Tassone

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