'Tre cene' per raccontare un'Italia che non c'è più, un'Italia povera e contadina intrisa di osterie, sbronze, stenti, bestemmie, risate e amicizia. Francesco Guccini ha presentato ieri al Salone del Libro di Torino la sua ultima fatica letteraria (intitolata, appunto, “Tre cene”) ispirata alla vita e alle storie dell'amato appennino tosco-emiliano dove è tornato a risiedere da vent'anni a questa parte.
Storie contadine di un mondo scomparso
Tra le pagine si possono intravedere alcuni tratti tipici delle tematiche gucciniane: “Nel libro – ha ammesso – racconto tre storie pistoiesi del passato attraverso tre tipologie diverse di mangiata: piccole storie contadine lontane dalle grandi epopee di re e imperatori. Una società tipicamente maschile dove le donne restavano in casa e dove l'attualità, in confronto, sembra di una castità e di una purezza uniche”.
Pur non esistendo più, secondo Guccini vale comunque la pena continuare a raccontare quel mondo: “Oggi non ci sono nemmeno più i castagneti – ha proseguito – e i funghi non crescono perché ci vorrebbe un bosco pulito, sono spariti perfino gli ubriaconi. Continuo a scriverne perché ho avuto la fortuna di crescere in un mulino ad acqua, luogo ideale per chi vuole raccontare storie mentre Modena e la pianura non sono mai state la stessa cosa”.
Le notti da Vito e il futuro da scrittore
L'occasione è stata buona anche per raccontare qualche aneddoto sulle famose notti bolognesi all'Osteria Da Vito, dove si può ritrovare un po' dell'atmosfera goliardica di 'Tre cene': “Un tempo – ha ancora aggiunto – si cantava moltissimo e ci si sfidava alle rime come i pistoleri del West: una sera di molti anni fa giocai con Benigni e gliene feci una impossibile da portare avanti tra birra e mirra; lui si arrabbiò molto”.
Lo sguardo finale di Guccini si è rivolto, nonostante gli acciacchi dell'età, al futuro e alla scrittura: “Ormai – ha concluso – ho scritto 8 gialli, 4 romanzi e molti altri racconti quindi posso tranquillamente definirmi uno scrittore. Al momento sto lavorando al nuovo giallo con Loriano Machiavelli e a una serie di racconti ispirati al mio periodo modenese; non vedendo quasi più e non riuscendo a leggere scrivo”.