"Tragedie come queste sono la nostra vergogna". Non usa mezzi termini l'arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, per commentare la tragedia della gru avvenuta sabato in via Genova e costata la vita a tre lavoratori.
Il dramma del lavoro: "Dobbiamo vergognarci"
"Perché qui non è un terremoto, non è un virus a colpirci: ma il dover constatare che non siamo ancora capaci, come società civile, come politici, come legislatori, di mettere la sicurezza della vita al primo posto, in ogni campo di attività" ha affermato l'arcivescovo.
Impossibile per Torino e i torinesi non dedicare una riflessione alle tre vite spezzate: "Questo doloroso evento purtroppo è uno dei tanti episodi incresciosi che succedono ormai di frequente anche nella nostra città e in genere nel nostro Paese". "Bisogna che il problema sia affrontato da tutto il mondo del lavoro e della politica e sia ritenuto uno dei doveri primari e indispensabili da tenere in considerazione permanente" ha precisato Nosiglia. "Ma io - ha proseguito l'arcivescovo - mi sento di dover andare anche oltre. Nel dolore, nel cordoglio, nella vicinanza al lutto con i familiari delle vittime, io credo che tutti noi abbiamo qualcosa da imparare e da ricordare. E cioè che anche il dolore e la morte fanno parte della nostra vita. E che la nostra sicurezza dipende anche da quanto siamo capaci di affrontare queste situazioni, di uscirne più forti e più solidali".
Nosiglia e la pandemia: "Ha rivelato le fragilità del nostro tessuto sociale"
Infine, l'arcivescovo è ritornato a parlare di una pandemia che continua a condizionare le vite dei cittadini: "I quasi due anni di pandemia hanno poi rivelato molte altre fragilità del nostro tessuto sociale. Ci sono sacche di povertà che si allargano anche in quello che una volta era il ceto medio. E la cronaca quotidiana ci evidenzia tanti episodi di violenza e intolleranza che sono un segno preciso di disagio, come se facessimo sempre più fatica a sopportare le situazioni difficili. Ci manca un po' l'ascolto".
La messa di Natale per gli ex Embraco
Anche quest'anno la messa di Natale si svolgerà come di consueto in Duomo. Alla cerimonia Nosiglia ha invitato i dipendenti ex Embraco: "La fabbrica sembra non avere più futuro, ma le persone sono ancora lì; e la loro vicenda continua a interpellarci. Non cesserò mai di impegnarmi verso le istituzioni e ogni altra realtà economica a provare vie e modalità nuove per rendere possibile una ripresa del lavoro di questi carissimi amici e loro famiglie che hanno segnato con il loro dramma la mia vita di vescovo in questi ultimi anni".
Taizé e la Sindone
Nosiglia ha poi ricordato due appuntamenti importanti: Taizè e la Sindone. "Anche il Natale che stiamo preparando subisce le conseguenze dell'emergenza sanitaria. Ma so che in tutte le parrocchie e comunità della diocesi si cerca di mantenere vivo e forte il senso della comunità pur rispettando tutte le norme di sicurezza necessarie. Con lo stesso stile ci muoveremo in Cattedrale, dove ci prepariamo a ospitare un momento di preghiera di fronte alla Sindone nel pomeriggio di giovedì 30".
"L'incontro di Taizè avrebbe già dovuto svolgersi a dicembre 2020, ora proviamo a celebrarlo in due tappe, dicembre 2021 e luglio 2022. Ma lo spirito è lo stesso: i giovani d'Europa a Torino significano accoglienza e conoscenza reciproca. E sono anche occasione per «mobilitare» la città intorno a un evento che è di tutti, non solo della Chiesa cattolica e delle altre Chiese cristiane" ha concluso l'arcivescovo.