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Politica | 08 febbraio 2022, 12:27

Il Consiglio regionale ricorda Fatima. Allasia: "Colpire un bambino è colpire il cuore della società"

Partendo dalla storia della bambina di tre anni morta cadendo dal quarto piano, l'Aula di Palazzo Lascaris ha commemorato tutti i bambini vittime di violenze e maltrattamenti

Il Consiglio regionale ricorda Fatima. Allasia: "Colpire un bambino è colpire il cuore della società"

Colpire un bambino significa colpire il cuore di una società, calpestare ciò che è appena germogliato, impedendo una crescita sana e serena, lasciando tracce indelebili che condizioneranno il suo futuro e, potenzialmente, quello di chi gli sarà accanto”. Lo ha detto stamattina il presidente del Consiglio regionale Stefano Allasia nella Commemorazione dei bambini vittime di violenze e maltrattamenti che si è tenuta in aula.

Allasia ha ricordato in apertura il caso della piccola Fatima Skika, la bambina di tre anni morta in centro a Torino cadendo dal quarto piano, e ha riportato le terribili cifre del fenomeno: sono circa 400 mila i bambini e ragazzi presi in carico dai servizi sociali. La forma di maltrattamento principale è la patologia delle cure (incuria, discuria o ipercura) di cui è vittima il 40,7% dei minorenni in carico ai Servizi sociali, seguita dalla violenza assistita (32,4%). Il 14,1% dei minorenni è invece al centro di maltrattamento psicologico, mentre il maltrattamento fisico è registrato nel 9,6% dei casi e l’abuso sessuale nel 3,5% . Un quadro peggiorato durante i ripetuti lockdown degli ultimi due anni di pandemia.

E’ un problema grave che è necessario affrontare facendo rete tra forze dell’ordine, servizi sociali, scuola, istituzioni, intensificando l’azione e la collaborazione per prevenire, dove sia possibile, e per fornire sostegno alle vittime, garantendo loro protezione e strumenti di assistenza”, ha aggiunto il presidente del Consiglio regionale. “Ma oltre a un’adeguata rete di attori per dare aiuto e contrastare, è fondamentale intervenire a monte, partendo dall’educazione. Quasi sempre questi fenomeni avvengono in situazioni di marginalità, di vite vissute in condizioni di precarietà esistenziale e di disagio di vario genere, di scelte frutto di disperazione, di rapporti famigliari e sociali fragili, privi di strade tracciate e di punti di riferimento.
Chi cresce nella violenza può diventare a sua volta violento. È una responsabilità di tutti coloro che vivono in una società civile creare le condizioni perché questo circolo vizioso si spezzi, perché la difficoltà e la fragilità non alimentino nuove tragedie
”.

Al termine del discorso il Consiglio regionale ha osservato un minuto di silenzio.

Daniele Angi

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