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Cultura e spettacoli | 02 febbraio 2024, 14:19

Da Fontanesi a Fattori: l'evoluzione della pittura "a macchia" che raccontò il Risorgimento [FOTO]

Fino al 1° aprile, 90 opere dei maestri del Caffè Michelangiolo che sperimentarono il colore e il lavoro en plein air

Da Fontanesi a Fattori: l’evoluzione della pittura “a macchia” che raccontò il Risorgimento

Da Fontanesi a Fattori: l’evoluzione della pittura “a macchia” che raccontò il Risorgimento

Fontanesi, Sernesi, Fattori, Signorini, Cabianca, Banti, ma non solo. I meastri Macchiaioli sono in mostra al Mastio della Cittadella fino al 1° aprile

Fil rouge che lega le circa 90 opere è il tema della pittura a macchia e della ripresa en plein air. Spazio però trova anche il legame con il Piemonte. 

Nonostante la pittura macchiaiola si sia infatti concentrata su paesaggi toscani e liguri, protagonisti sono sempre luoghi che possono essere nelle nostre campagne, come in quelle della Maremma.

Ma a fare da perno tra i Macchiaioli e le terre sabaude è stato sicuramente l’interesse per il Risorgimento in primis: tutti gli artisti del Caffè Michelangiolo hanno raccontato il Risorgimento, hanno lottato per la causa di cui il Piemonte fu assoluto protagonista. 

E poi ancora “pittoricamente parlando - spiega la curatrice Simona Bartolenain Piemonte ci fu un’anticipazione di quello che sarà il nuovo ruolo del paesaggio nella pittura moderna che i Macchiaioli porteranno avanti. Anticipazione fatta da Antonio Fontanesi, emiliano d’origine, ma piemontese d’adozione, considerato il padre dei pittori paesaggisti piemontesi”. 

Come nell’opera esposta al Mastio, Pastorella con il suo gregge al tramonto, in Fontanesi permane un tratto romantico, cosa che scompare poi nei Macchiaioli, ma in cui il protagonista è davvero l’ambiente. 

Paraganoti a Flaubert, per il loro distacco oggettivo dalla realtà, di cui ci raccontano senza mai confessarci il loro pensiero, i Macchiaioli si fermavano all’intuito dell’occhio, cosa che sarà ripresa poi dagli Impressionisti. In mostra, ne sono un esempio le opere di Telemaco Signori e Vincenzo Cabianca, in cui le luci e le figure sono davvero delineate solo da tratti di colore. 

Erede della pittura a macchia insieme a Cannicci e Gioli, fu Silvestro Lega, entrato nel gruppo secondo la leggenda perché anarchico. 

Era un purista. Decide di entrare al Michelangelo per l’importanza del movimento, ma le sue opere saranno sempre più classiche. Non ebbe mai la soddisfazione di vedere un suo quadro alla Galleria Nazionale  di Roma, ma ebbe la soddisfazione di essere davvero venerato e accudito anche dai suoi allievi e seguaci fino alla fine”. 

Per info: https://www.navigaresrl.com/mostra/la-mostra-sui-macchiaioli-a-torino/

Chiara Gallo

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