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Eventi | 18 maggio 2025, 13:43

Parole per farsi perdonare: “Ottantaquattro pagine” in scena in carcere con protagonisti dei detenuti-attori

Dal 19 al 22 maggio, nel teatro della Casa Circondariale “Lorusso e Cutugno”, lo spettacolo nato da una lettera del 1919: in scena una compagnia di detenuti, guidati da Claudio Montagna

Parole per farsi perdonare: “Ottantaquattro pagine” in scena in carcere con protagonisti dei detenuti-attori

C’è una lettera lunga ottantaquattro pagine, scritta da un giovane detenuto più di cento anni fa, che chiede perdono ai figli della donna che ha ucciso. Una lettera ritrovata nell’archivio del Museo Lombroso di Torino e diventata oggi, sorprendentemente, il cuore di uno spettacolo teatrale intenso, poetico e necessario.

Si intitola “Ottantaquattro pagine” e andrà in scena dal 19 al 22 maggio alle 20.30, nel teatro interno della Casa Circondariale “Lorusso e Cutugno” di Torino. Protagonisti sono i detenuti-attori dei laboratori del Padiglione C, affiancati dagli attori Claudio Montagna e Margherita Data-Blin, con musiche originali e scenografie create dagli studenti detenuti del Padiglione B, guidati da professionisti del Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale.

Una lettera, un gesto, una scena

La storia prende forma da un documento autentico: una richiesta di perdono del 1919, scritta in carcere da un giovane recluso. Non si sa se sia mai arrivata ai suoi destinatari, né se abbia ottenuto risposta. Ma il suo contenuto – il dolore, il rimorso, il desiderio di spiegare e quello di essere perdonato – ha ispirato la scrittura scenica e le riflessioni del gruppo teatrale.

"La lettera finisce il 4 maggio 1919. Non sappiamo cosa ne sia stato del ragazzo. Ma ci siamo lasciati attraversare da quella voce lontana", racconta il regista Claudio Montagna. "Nello spettacolo, immaginiamo che un vecchio, molti anni dopo, trovi finalmente un modo per chiedere scusa. Perché chiedere perdono non basta, ma può forse lasciare una traccia di vita contro l’irreparabile".

Quando il teatro abita il carcere

Lo spettacolo nasce all’interno del progetto “Per Aspera ad Astra – Come riconfigurare il carcere attraverso la cultura e la bellezza”, sostenuto da ACRI e dalla Fondazione Compagnia di San Paolo, e promosso da Teatro e Società con il coinvolgimento della direzione del carcere, degli educatori e del Teatro Stabile di Torino. In tutto, hanno partecipato 37 detenuti, impegnati in un percorso di scrittura, recitazione, costruzione scenografica, musica e riflessione. Un’esperienza che ha coinvolto anche tirocinanti universitari, docenti e scuole superiori torinesi, dimostrando come il carcere possa diventare uno spazio vivo di formazione e cultura.

"È fondamentale che la città continui a offrire al carcere occasioni di espressione e confronto – sottolinea Elena Lombardi Vallauri, direttrice dell’Istituto –. Il teatro permette un incontro autentico tra le persone detenute e la società. Partecipare alla costruzione di uno spettacolo avvia processi interiori importanti e apre nuovi scenari anche dal punto di vista professionale".

Suoni, versi e memoria

Accanto al testo originale della lettera, lo spettacolo presenta haiku, poesie e pensieri nati durante il laboratorio, accompagnati da video proiezioni e dalle evocative scenografie create con macchine teatrali d’epoca capaci di riprodurre tuoni, pioggia, vento, neve e mare. Le macchine – progettate secondo antichi manuali scenotecnici – sono state realizzate dagli studenti detenuti dell’IPIA Plana con il supporto del Primo Liceo Artistico e dell’IIS Giulio.

Le musiche dal vivo sono firmate da Alberto Occhiena e Paolo Morella, mentre la parte formativa e laboratoriale è stata curata da Franco Carapelle, Elisabetta Baro e Diego Coscia, con il coordinamento accademico della professoressa Silvia Sordella dell’Università degli Studi di Torino.

Tutto esaurito, ma un messaggio che va oltre

Le quattro repliche sono tutte sold out. Il pubblico esterno – autorizzato a entrare in carcere per l’occasione – vedrà sul palco una storia che parla di giustizia, colpa, riconciliazione, ma anche di opportunità, arte e dignità. Un’opera collettiva che unisce epoche e destini, e che – nel buio del palcoscenico e del carcere – accende una luce sulla possibilità di cambiare.

Info

OTTANTAQUATTRO PAGINE
Lunedì 19, Martedì 20, Mercoledì 21, Giovedì 22 maggio, ore 20.30
Casa Circondariale "Lorusso e Cutugno", strada Maria Adelaide Aglietta 35, Torino
www.teatrosocieta.it

Daniele Angi

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