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Attualità | 21 febbraio 2020, 14:52

Oltre 100 le persone che si sono rivolte a Risorsa per problemi di disagio sul lavoro e mobbing

Il 62% sono donne, il 61% del totale ha un diploma di scuola superiore, ma non mancano i laureati (26%), mentre titoli di studio inferiori raggiungono il 14%

Oltre 100 le persone che si sono rivolte a Risorsa per problemi di disagio sul lavoro e mobbing

Il numero delle persone che negli ultimi anni si sono rivolte a Risorsa per problemi di disagio sul lavoro e mobbing ha superato “quota 100”. Si tratta di un campione statistico minimo, rilevato dai passaggi allo Sportello di ascolto e orientamento Risorsa per poter stimare comunque che sia rappresentativo dell’intera realtà del fenomeno nell’area torinese, pur non conosciuta nella sua entità.

Dopo il primo passaggio, le persone sono state ancora seguite da Risorsa, alcune per anni, nell’intento di studiare insieme strategie per uscire dalla dolorosa situazione provocata dal disagio e dal mobbing, per cui si può affermare che la ristretta quantità non è andata a scapito della qualità, anche perché la peculiarità di Risorsa è di fornire gratuitamente, oltre ai consigli di carattere legale, anche un supporto psicologico, tramite il suo gruppo di mutuo aiuto, cosa che non rientra, per esempio, tra i compiti dei Sindacati. Le statistiche elaborate riguardano:

- dati anagrafici dei mobbizzati che evidenziano come siano prevalentemente donne (62% contro il 38% dei maschi), Il 61% del totale ha un diploma di scuola superiore, ma non mancano i laureati (26%), mentre titoli di studio inferiori raggiungono il 14%. Sono sposati o conviventi il 52%, con i single al 33%, ma si fa notare che il 15 è separato/a e molto spesso la separazione avviene perché il mobbizzato scarica sulla famiglia le proprie frustrazioni, per quanto legittime. Consideriamo anche dati anagrafici quelli relativi al settore di lavoro (54% provenienti da aziende di servizi privati, 24% dal settore pubblico, mentre è ormai ridotto, coerentemente con l’evoluzione dell’economia, il settore manifatturiero (16%). In crescita invece il peso delle cooperative (cosiddette “sociali”) con il 6% di lavoratori mobbizzati.

Prevalgono i lavoratori con contrati a tempo indeterminato (87%), ma quelli a tempo determinato rappresentano un ragguardevole 9% e sono presenti anche lavoratori autonomi, ma con rapporti consulenziali o di agenzia con le aziende. La posizione lavorativa vede al primo posto gli impiegati (54%), seguiti dagli operai (26%), ma, sorprendentemente, troviamo anche un 20% di quadri e dirigenti. Infine il 54% è venuto a conoscenza dell’esistenza di Risorsa tramite il web (sito e pagine FB dell’associazione, ricerche personali tra cui è importante citare il sito del Tribunale di Torino). Anche molti medici di base (che dispongono di un nostro vademecum in cui è spiegato cos’è il mobbing) ci inviano loro pazienti. Un altro 16% proviene dal classico “passa parola” di soci Risorsa o conoscenti. Solo il 2% proviene dai sindacati (sono per lo più persone che non hanno ottenuto da loro risposte adeguate)

 - i tipi di mobbing subito sono abbastanza equamente distribuiti tra gli attacchi psicologici, ma anche fisici (per un totale del 32%, seguiti da azioni punitive, come contestazioni e trasferimenti (27%), attacchi a situazioni di lavoro, come l’emarginazione e l’inattività (23%), attacchi alle mansioni, con accuse di incapacità e demansionamenti (18%)

 -i problemi di salute sono riconducibili a disturbi psicologici (36%) che sfociano nella depressione nel 22% di ulteriori casi, disturbi fisici nel 22% dei casi. Gli utenti che denunciano uno stato di disagio generale sul lavoro, anche se non propriamente mobbing sono il 20%)

-i consigli dati loro al primo ascolto da parte dei volontari Risorsa si concentrano nel sostegno psicologico diretto (sia individuale che di gruppo) per il 41% dei casi, oppure nell’invio a psicologi o medici di nostra fiducia per il 24%. Meno numerosi ( 18%)sono i casi in cui si ritiene che esistano gli estremi per cause legali o vertenziali  e che risorsa tende a sconsigliare se non a fronte di evidenze e prove oggettive. Le mediazioni dirette con le aziende ed enti datoriali, anche se in diminuzione negli ultimi anni per i cambiamenti nei rapporti di lavoro che escludono “terze parti” nella gestione del personale, rappresentano comunque il 17% dei casi

-Le strategie dei datori di lavoro per sottoporre a mobbing i dipendenti sono, per prime, quelle che tentano di spingere alle dimissioni volontari o al licenziamento (42%), seguite da quelle giustificate (veramente o fittiziamente) da ristrutturazioni o chiusure aziendali (39%), ma sono presenti, soprattutto nell’ultimo periodo, le strategie di riduzione di personale ritenuto troppo costoso e di sostituzione con lavoratori più giovani e, magari, più malleabili alle direttive (12%). Esistono poi le più varie casistiche non riconducibili alle precedenti che contano per il 7%). Tali strategie vengono messe in atto per l’87% dai capi e per il 13% da colleghi o da entrambi.

-Le strategie dei dipendenti che ritengono di subire mobbing tendono al ricollocamento o alla mediazione (33,3%), cosa molto difficile. Molti (27%) vorrebbero intentare cause legali, pur senza produrre prove delle vessazioni subite, mentre il 21% dice di mettere in atto una resistenza attiva. Anche qui esistono altre ampie  casistiche di strategia di contrasto (18%)

Tutte le statistiche, in forma tabellare o grafica, sono a disposizione di chi ne faccia richiesta via mail a: mobbing.risorsa@gmail.com o telefonicamente alla nostra segreteria: 3348406939

comunicato stampa

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